«Giocare o fare un figlio?». L’interrogativo prima o dopo arriva sempre. Un pensiero normalissimo che però per una donna che fa sport può rappresentare un limite enorme. Anzi, il più delle volte è un punto definitivo alla carriera sportiva. Prendendo in esame il calcio il 47% delle calciatrici mondiali sostiene che la maternità è un serio motivo per lasciare l’attività.
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MA PERCHÉ SUCCEDE QUESTO?
Mancanza di tutele. O meglio quelle che ci sono rappresentano un palliativo. Basti pensare che in Italia solo quattro giocatrici sono diventate mamme. Una sola gioca in serie A. La percentuale di mamme nel nostro calcio è solo il 2%. Per le atlete italiane esiste un fondo del governo, entrato a regime nel 2018 che dà copertura parziale. Parliamo di 10 mila euro lordi suddivisi in 10 mensilità.
E LE SQUADRE DI CALCIO?
Fondamentalmente non hanno nessun obbligo. Questo perché le donne sono considerate dilettanti. Quindi nessun contratto che prevede le varie coperture. Di fatto proprio perché esiste questo aiuto del Governo i club si sentono liberi di non pagare lo stipendio (qualcuna lo ha fatto). Inoltre se la calciatrice ha un contratto in essere alla fine della maternità può tornare, altrimenti tanti cari saluti. «Gli accordi prima venivano stracciati. Nel 2017 abbiamo ottenuto una grande conquista: contratti che vanno da uno a tre anni, Invece prima c’erano accordi solo annuali» sottolinea Katia Serra, responsabile del calcio femminile Aic.
FIFPRO welcomes the regulations that protect the rights of female footballers who want to have children during their playing careers.
— FIFPRO (@FIFPro) November 19, 2020
“We as players need these protections so that nobody has to choose between starting a family and their football career"https://t.co/PGpoFtAVOz pic.twitter.com/3qUsdMwjlw
L’INTERVENTO DELLA FIFA
Un buco nelle norme che il sindacato mondiale dei calciatori sta per colmare.