Tra le passioni di Henry Kissinger, uno degli uomini più influenti della terra, scomparso a 100 anni, c'era il calcio. C'era la Juve ma c'era anche Diego Armando Maradona, che l'ex segretario di stato americano vide dal vivo per la prima volta nel 1988 a Torino, nel vecchio Comunale, ospite di Gianni Agnelli. I bianconeri ne preso cinque dal Napoli guidato dal Pibe.
Proprio in quegli anni Kissinger parlò di Maradona con il presidente dell'Ordine dei commercialisti italiani, il napoletano Francesco Serao, che da grande tifoso azzurro diventò vicepresidente del club guidato da Corrado Ferlaino dopo la conquista del secondo scudetto.
Serao fu il dirigente che nel marzo del '91, dopo la partita persa a Genova contro la Sampdoria di Mancini e Vialli, disse a Maradona che era giunta dalla Federcalcio la notizia della sua positività al controllo antidoping effettuato al termine della precedente gara contro il Bari. Un colloquio di pochi minuti nel ristorante dove la squadra stava cenando prima di prendere il volo per Capodichino. Finì un'epoca. Le strade di Maradona e Kissinger, invece, si sarebbero incrociate nel 1994, durante i Mondiali negli Stati Uniti, dei quali il potente politico fu un forte sostenitore. La World Cup che per Maradona finì con un'altra squalifica per doping.