«Salernitana, Iervolino è ambizioso ma prima la salvezza»

Parla l'ex presidente dei granata Aniello Aliberti

Aniello Aliberti
Aniello Aliberti
di Enrico Vitolo
Lunedì 21 Novembre 2022, 07:53 - Ultimo agg. 08:50
4 Minuti di Lettura

Prima la pace tra società, direttore sportivo e allenatore, poi il rompete le righe. Sono stati giorni particolari e continueranno a esserlo per la Salernitana. Se nel primo caso, però, tutto è nato per colpa delle ultime due sconfitte rimediate contro Fiorentina e Monza, nel secondo la responsabilità è esclusivamente del Mondiale versione natalizia che ha stravolto completamente il mondo del calcio: «Per certi versi meglio i giorni di discussione interna, perché possono spingerti a dare ancora di più il pensiero dell'ex presidente dei granata Aniello Aliberti - Certo è che il Mondiale tra novembre e dicembre è davvero una stranezza».


Prima i dubbi nati dopo la débâcle di Sassuolo e poi quelli nati dopo le prestazioni non esaltanti di Firenze e Monza, alla fine però ha prevalso sempre la continuità. Giusto così?
«Assolutamente si, credo che nessuno tra società, dirigenti e allenatore vada messo in discussione.

Con i risultati ottenuti fino a questo momento la Salernitana è praticamente quasi vicina alle big del campionato. Non dimentichiamoci, poi, che questo è soltanto il secondo anno in A, è ancora una fase di assestamento. A ogni modo la società sta costruendo e sta investendo, ma ora è giusto pensare alla salvezza e poi concentrarsi, magari, a un terzo anno più importante».


Epoche diversi e momenti diversi, ma trova comunque qualche similitudine con quello che accade nel 1998-99 con lei e Delio Rossi?
«La premessa è che, come detto in precedenza, Nicola non va messo minimamente in discussione perché non sarebbe giusto e corretto, dopodiché trovare similitudini è complicato perché noi eravamo tutti davvero alla prima esperienza. Sbagliando, io in primis, eravamo anche convinti in quel momento che avremmo potuto fare bene dopo aver vinto alla grande il campionato di B».


Torniamo al presente: 17 punti e +10 sulla zona retrocessione, il bilancio attuale va considerato positivo?
«Penso sia scontato. Purtroppo a Salerno delle volte si esagera, ma la Salernitana del presente sta facendo più che bene. In più tra investimenti fatti e la cessione più importante portata a termine in estate, direi che non c'è un grande sbilancio, tanto è vero che i risultati del campo lo confermano».


Ma la Salernitana di Nicola può e deve davvero sognare di chiudere il campionato nella colonna sinistra della classifica?
«Ora come ora, a mio avviso, bisogna pensare alla salvezza, soprattutto il pubblico non deve fare voli pindarici. Le ambizioni del presidente sono certamente lecite, anche perché sognare è consentito a tutti, ma poi bisogna anche fare i conti con la realtà. Tutto questo sapendo che è solo l'inizio di un percorso nuovo e che quindi bisogna fare esperienza per essere ancora più pronti in futuro».


Nel 1999, per vari motivi, non fu possibile, oggi invece con Iervolino la Salernitana può pensare di costruire un futuro stabile in Serie A?
«Dal punto di vista economico credo proprio di sì, non penso che ci possano essere problemi nei prossimi anni. Ma il concetto è sempre lo stesso, l'esperienza. Per Iervolino quello del calcio è un mondo nuovo, ma ha sempre dimostrato di saperci fare e quindi anche questa volta otterrà risultati importanti. Magari prendendo lui le decisioni e facendo parlare meno persone possibili».


C'è una caratteristica del presidente Iervolino che le ricorda sé stesso?
«Di sicuro non economiche (dice sorridendo, ndr). Meglio, così, quindi, per la Salernitana e il suo popolo. In passato c'è stata l'opportunità di poterci conoscere di persona, ma non così approfonditamente per poter fare un paragone chiaro e preciso dal punto di vista del carattere. Quindi diventa difficile dare un giudizio. Di sicuro ciò che ci accomuna sono, in parte, le origini vesuviane e l'età in cui abbiamo deciso di entrare nel calcio».
Cambiano i presidenti, ma a Salerno alcune questioni come lo stadio e il centro sportivo restano sempre di attualità.
«Per quanto riguarda lo stadio mi auguro che la Regione faccia davvero gli interventi annunciati nel recente passato, mentre per quanto riguarda il centro sportivo diamo il tempo al presidente perché sono convinto che realizzerà una grande struttura».


Dall'ormai lontano 2005 Aliberti manca all'Arechi, quando la rivedremo allo stadio?
«Da quel momento nessuno mi ha mai invitato. Ammetto che in qualche circostanza, nel corso degli anni, ho pensato di tornare con degli amici, ma poi alla fine non è mai accaduto. Stare seduto sulle gradinate per chi ha vissuto per anni il rettangolo verde non è per nulla semplice».

© RIPRODUZIONE RISERVATA