Avellino-Monterosi 2-1: sofferenza e lotta, è la vittoria di Pazienza

I lupi salgono al terzo posto in classifica

La squadra esulta a fine match
La squadra esulta a fine match
di Marco Festa
Lunedì 23 Ottobre 2023, 10:00 - Ultimo agg. 10:57
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Si comincia a ragionare. L'Avellino ha vinto da Avellino: lottando e soffrendo. Sono tre punti d'oro quelli conquistati in rimonta contro il Monterosi (2-1), valgono il terzo posto in classifica nel girone C di Serie C a 16 punti. Il lupo c'è ai piedi del podio tutto campano, che vede attualmente sul primo gradino la Juve Stabia (quota 21) e sul secondo il Benevento (18). Dodici gol fatti, tre subiti, sesta vittoria in otto partite: i numeri iniziano a essere quelli di una grande squadra, che sta diventando degna di essere definita tale soprattutto grazie all'uomo della svolta: Michele Pazienza.

Decisivo con i suoi cambi, figli di intelligenza e coraggio. Pazienza ha cambiato tre soli giocatori rispetto alla formazione titolare scelta lunedì scorso nel derby contro la Casertana mandando in campo Sannipoli, Palmiero e Marconi al posto di capitan Tito (acciaccato), Casarini e Gori.

Il tecnico ha visto materializzarsi tutto le insidie che aveva invitato a non sottovalutare: il Monterosi, ultimo in classifica, non solo è partito bene, chiudendo l'Avellino negli ultimi venticinque metri in avvio di gara e testando l'attenzione di Benedetti e Cancellotti, ma ha ricordato, semmai ce ne fosse stato bisogno, che per vincere il campionato bisognerà imparare a superare il particolare tipo di sfida in cui ha catapultato i biancoverdi: quelle contro avversari alla ricerca di risultati positivi per salvarsi, pronti a schierarsi tutti dietro la linea del pallone; che prendono le misure impedendo di sfondare sulle corsie laterali, sporcano le linee di passaggio rendendo necessario trovare guizzi, idee e soluzioni per scardinare porte blindate da difese a tenuta stagna. 

In tal senso i lupi, che nel primo tempo si sono affidati a qualche sortita di Lores Varela e a qualche conclusione dalla distanza di Armellino e Palmiero, hanno avuto modo di comprendere che c'è da compiere un ulteriore passo in avanti oltre all'importanza di recuperare un mancino puro come Falbo: se, come ieri, bisogna fare a meno di Tito, il pur generoso Sannipoli sembra, infatti, far decisamente fatica sulla fascia mancina dove è stato adattato giocoforza. L'ex Latina non è riuscito a convergere sul destro, il suo piede, ha pagato dazio nella disinvoltura nella conduzione di palla: non ce l'ha fatta mai a sfondare, è finito col rallentare lo sviluppo della manovra offensiva e con l'essere sostituito da Gori all'intervallo. Proprio negli spogliatoi, tra prima e seconda frazione di gioco, Pazienza ha dato un'altra dimostrazione della sua bravura.

Il trainer di San Severo, alla sua ottava gara sulla panchina dell'Avellino, non ci ha pensato su due volte a togliere pure Ricciardi sull'out opposto: ha inserito Casarini, arretrato Armellino in difesa e optato per un attacco con due punte fisiche allargando Sgarbi sulla fascia mancina. 

In un solo colpo ha così creato le condizioni per il pareggio, coinciso col secondo gol consecutivo di Marconi (quinto su sei di testa), e risolto un altro problema che aveva messo in preventivo: quello di far entrare in partita Sgarbi, che ha trovato quarto e quinto assist stagionali. Nei primi quarantacinque minuti di gioco il bolzanino è stato limitato da avversari che lo stanno palesemente studiando al punto di iniziare a contenerlo con meno difficoltà, poi è stato determinante per far breccia nel muro rosso eretto dal Monterosi, andato al riposo in vantaggio all'intervallo, per la gioia dell'ex Taurino, con la girata vincente di Vano. Il 91 ospite ha punito un Avellino ancora non impeccabile sulle palle inattive: fatale, come a Messina, un corner. Acquisto dopo acquisto, sin dal ritiro a Palena si capiva, però, che tra i punti di forza che sarebbero potuti tornare utili per risolvere anche match del genere l'Avellino avrebbe potuto puntare proprio su punizioni e calci d'angolo. Si è visto al momento giusto. Da un angolo, battuto da Sgarbi, che intanto Pazienza si era inventato pure come quinto di destra, una volta gettati nella mischia D'Angelo e Tito, è arrivato il sigillo sulla terza vittoria consecutiva: il timbro di Gori, al quarto centro complessivo e di fila al Partenio-Lombardi, che ha restituito un boato formato vecchi tempi. Sotto con l'Audace Cerignola.

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