D'Agostino scuote l'Avellino: ora dieci vittorie

Il patron incontra la squadra prima della sfida con il Cerignola

D'Agostino scuote l'Avellino: ora dieci vittorie
D'Agostino scuote l'Avellino: ora dieci vittorie
di Marco Ingino
Sabato 2 Marzo 2024, 09:01
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Non sono ammessi cali di tensione né modifiche al copione. Il presidente Angelo D'Agostino, come già ribadito domenica sera ai tifosi che lo avevano incrociato in autogrill di ritorno da Teramo e nel corso della settimana alla triade, non si rassegna ad un ruolo di comparsa. Nelle prossime dieci gare che restano da domani alla fine della regular season, il patron ha chiesto alla squadra di ottenere il massimo provando a recitare la parte dei protagonisti, almeno fino a quando ci sarà il conforto della matematica.

Non a caso l'Avellino, costruito per primeggiare, è anche tra le poche società che ha dichiarato in Lega l'eventuale premio promozione da corrispondere ai calciatori.

Dimostrazione concreta di una ferrea volontà dirigenziale che, in maniera diretta o più plausibilmente indiretta attraverso i playoff, il presidente D'Agostino non ha affatto riposto nel cassetto.

L'esternazione del patron, al di là dei trenta punti in palio che difficilmente si potranno conquistare tutti insieme, è del resto figlia di una precisa strategia tesa a non far calare l'attenzione in un gruppo che, in questo girone di ritorno, ha sciupato davvero tantissime occasioni per insidiare la capolista Juve Stabia. Pensieri, parole e propositi, alla vigilia della delicata trasferta a Cerignola, vanno adesso a farsi benedire in attesa del riscontro dei fatti che Rigione e compagni sono chiamati a fare al Monterisi.

Un campo ostico dove lo scorso anno, proprio con Michele Pazienza in panchina, i pugliesi inflissero una sonora sconfitta ai lupi davanti ad una folta rappresentanza di tifosi. Gli stessi che ieri mattina, nel giro di poche ore, hanno dato l'ennesima dimostrazione di attaccamento alla maglia disintegrando i 400 tagliandi messi a disposizione dalla società di casa. Chiusi nel silenzio del Partenio Lombardi, invece, i biancoverdi hanno continuato a preparare la partita di domani sperimentando una serie di soluzioni tese a tamponare soprattutto le assenze in mediana: Armellino e De Cristofaro squalificati; Lores Varela infortunato. Tre defezioni pesanti che vanno ad aggiungersi alle non certo perfette condizioni fisiche di Dall'Oglio, rientrato solo giovedì scorso in gruppo. Il centrocampista siciliano, al pari di Tito che sta provando a forzare i tempi di recupero, domani potrebbe andare in panchina ma essere disponibile solo per uno scampolo di gara. Come se non bastasse, poco convinto della compatibilità tra Pezzella e Palmiero, Pazienza sta da qualche giorno adattando sia Liotti che Llano nel ruolo di interno. Con l'ex reggino dirottato in mediana, però, sarebbero diverse le pedine da muovere sullo scacchiere indipendentemente se deciderà di confermare il 4-3-3 o rispolverare il 3-5-2. Essendo un sinistro puro, infatti, Liotti andrebbe a posizionarsi al posto di Rocca che verrebbe dirottato a destra.

Contemporaneamente, Frascatore andrebbe a sistemarsi sul versante sinistro con Cionek riproposto in coppia con Rigione in una ipotetica difesa a 4. Spostamenti che, pure nel caso di ritorno al passato, vedrebbero Frascatore e Ricciardi agire da stantuffi mentre Cancellotti, Rigione e Cionek andrebbero a ricostituire il tridente difensivo davanti a Ghidotti. Pochi e meno invasivi, invece, sarebbero i cambiamenti con il lancio dal primo minuto dell'argentino con la linea difensiva a 4 che resterebbe in pratica la stessa di domenica scorsa a Teramo mentre in mediana Palmiero e Rocco resterebbero al loro posto. Valutazioni che l'allenatore farà pure questa mattina nel corso della rifinitura anche se la conferma del 4-3-3 sta nelle ultime ore prendendo sempre più corpo soprattutto alla luce dell'atteggiamento tattico, quasi speculare, dell'avversario che Tisci ama modellare sul 4-3-1-2. Quanto basta per supporre una nuova puntata sul modulo più spregiudicato con D'Ausilio e Sgarbi a supporto di un Gori in cerca di riscatto e un Marconi, scalpitante in panchina, pronto a subentrare per approfittare dell'assenza per infortunio di Patierno e riprendersi la scena perduta.
 

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