Si torna in campo, appuntamento a Verona nel primo degli anticipi della nona giornata. Aurelio De Laurentiis fa l'esame a Rudi Garcia e agli azzurri, tenuti sotto stretta osservazione durante la sosta a Castel Volturno. E, in fondo, lo fa anche a De Laurentiis, perché vuole capire se la “cura” decisa dopo la sconfitta contro la Fiorentina ha avuto effetto. Nella conferenza stampa ha lanciato bordate a Giuntoli e Osimhen - impensabile che il ds fosse “in branda” negli ultimi sei mesi in attesa della Juve e resta da capire quali due delle due parti abbia bloccato la trattativa per il rinnovo dopo i 12 incontri tra Victor e De Laurentiis - ma non c'è da sorprendersi: il presidente, quando si esaurisce un rapporto professionale o quando non riesce a definire un accordo, reagisce così, provando a ferire il presunto avversario. Strenua, invece, la difesa di Garcia, peraltro messo in discussione dallo stesso dirigente dopo quella sconfitta, accompagnato dai fischi del Maradona, incredulo di fronte alla prestazione degli azzurri: possibile che il magico effetto della trionfale cavalcata con Spalletti si sia già esaurito? Ci sia una reazione (e una vittoria), magari d'orgoglio, considerando le assenze di due capisaldi della stagione tricolore, Anguissa e Osimhen.
De Laurentiis si è assunto la responsabilità di errori che forse sono eventuali ma che adesso sembrano reali. Ha insistito su uno: essersi distaccato troppo dal gruppo, da Garcia e da Castel Volturno, indirettamente di nuovo rimarcando l'insufficiente peso dei suoi collaboratori. Avrà funzionato la sua terapia conservativa, dopo il rifiuto dell'ex ct Conte di subentrare in corsa? È quello che si augura, convinto che questa squadra sia assolutamente da zona Champions e magari in grado di riaprire i giochi per lo scudetto. Ne mancano ancora 30 alla fine del campionato, dove sono finiti i Campioni che hanno fatto sognare un popolo?