Ferlaino in Argentina sulla tomba di Maradona: «Ci ha aiutato a vincere il terzo scudetto»

«Sono sicuro, c'è stata la sua mano dal cielo»

Corrado Ferlaino in Argentina sulla tomba di Maradona
Corrado Ferlaino in Argentina sulla tomba di Maradona
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Mercoledì 14 Giugno 2023, 13:00 - Ultimo agg. 15 Giugno, 07:15
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Corrado Ferlaino è rientrato dall'Argentina, al termine di un viaggio d'amore. Quello nei confronti di Maradona, a cui ha reso omaggio domenica 4 giugno al Jardin Bella Vista, il cimitero dove El Diez è sepolto dal 26 novembre 2020. Ha incontrato vecchi amici di Diego e l'ex manager Coppola. E ha parlato con i media argentini del suo rapporto col Pibe. Attribuendogli un potere soprannaturale. «Ci ha aiutato a vincere da lassà il terzo scudetto».

L'ingegnere, che prese Maradona nel 1984 e lo vide andare via sette anni dopo a causa della squalifica per doping, ha detto: «Il Napoli durante la mia gestione ha vinto due campionati. Da quando sono andato via, nessuno era arrivato a conquistare il terzo titolo, invece arrivato in queste settimane. Noi abbiamo vinto perché avevamo Diego in squadra, altrimenti non ci saremmo riusciti. E stavolta abbiamo vinto sempre perché c'era sempre lui: ha giocato in cielo». Parole toccanti di un uomo che a 92 anni ha voluto onorare la promessa fatta a se stesso dopo la morte del Capitano dei due scudetti e della Coppa Uefa, volando in Argentina con la compagna Roberta Cassol.

Traspare un tono commosso. «Cosa fu Maradona per il Napoli? Fu tutto.

Quando andai a prenderlo a Barcellona sapevo che era il migliore giocatore al mondo ed ecco perché andai in Spagna. Me ne dissero tante: che era infortunato, che era grasso, che non era su un buon livello calcistico... Non diedi retta a nessuno e andai a Barcellona per chiudere la trattativa. Ci eravamo informati, certo. E avevamo accertato che quella non era la verità e che stava molto bene. Semplicemente voleva andare via dal Barcellona perché in lite con la società. Quell'affare fu il massimo nella mia esperienza calcistica e mi diede grande gioia. Non fu la nostra una convivenza facile perché eravamo entrambi uomini di forte personalità però con un po' di diplomazia arrivammo a un accordo. Era un ribelle ma buono d'animo». 

E poi un raffronto con il presente. «Il Napoli di allora compensava la differenza con altri club, anzitutto economica, con Maradona e il sacrificio. La squadra di oggi non si può comparare a quella perché oggi circola più denaro. Ciò che unisce i due Napoli è la fame di vittorie. Il finale di Diego fu amaro perché si vedeva che non stava bene. Il resto fu soltanto allegria. Amava Napoli e l'Argentina, come me».

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