Montervino tra Napoli e lo scudetto
con più «cazzimma&arraggia»

Francesco Montervino
Francesco Montervino
di Diego Scarpitti
Mercoledì 22 Dicembre 2021, 16:00
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«Sogno di diventare direttore sportivo del Napoli in serie A». Racconta la sua vicenda sportiva, svela qualche aneddoto, ricorda i suoi trascorsi in azzurro e gli anni in cui ha indossato la fascia di capitano «nella città più bella del mondo, che trasmette bellezza e cultura, eleganza e storia». Francesco Montervino è intervenuto alla presentazione di «Cazzimma&Arraggia», lo spettacolo di Fulvio Sacco e Napoleone Zavatto, coaching Armando Pirozzi (con Errico Liguori e lo stesso Sacco), in scenda dal 26 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 al Piccolo Bellini.

Si ripercorre (rivisitata) l’estenuante trattativa che portò il calciatore più forte di tutti i tempi a giocare nello stadio che oggi porta il suo nome. Inevitabile il parallelismo tra calcio e teatro nell’urbe che il compianto Diego Armando Maradona ha innalzato per ben due volte sulle vette più alte d’Italia e non solo. Montervino, oggi direttore sportivo del Taranto (dove è nato nel 1978), parla del passato indelebile che l’ha coinvolto, emozionato e visto protagonista in campo, soffermandosi  sul titolo dello spettacolo.

«Arraggia a non mollare un sogno che si è realizzato. La cazzimma l'ho conosciuta dopo, forse innata». Alle quali aggiunge «orgoglio e dignità». Ripercorre gli inizi all’ombra del Vesuvio. «La telefonata di Giorgio Perinetti: Franco Scoglio ti vuole al Napoli». Coltivando sempre quel sogno mai celato e concretizzando l’ambizioso obiettivo. «Fare il calciatore in A con la Roma o il Napoli», che vantano «le due tifoserie più belle d'Italia». Ripete a più riprese. «L’arraggia l’ho sempre avuta, la cazzimma l’ho acquisita. La tecnica la puoi migliore, la cazzimma no».

Montervino condivide la sua storia e viene omaggiato di una locandina che lo ritrae in versione Spiderman con la scritta «Mio Capitano» di Luca Carnevale (HumanHero). «È stato difficile andare via dal Napoli, ho scelto Salerno per rimanere più vicino a Napoli», ammette l’ex centrocampista di battaglia. Immagini imperiture e scene scolpite nel cuore più che nella memoria. «La partita più importante Genoa-Napoli (10 giugno 2007): ha un sapore inspiegabile, emozione incredibile, con 16mila napoletani a Marassi. E’ stata la mia rivincita», confessa Montervino, tanto da tatuarsi la scritta sulla spalla destra: «The Revenge».

Fallimento e rinascita, ripartenza e addio. «Sono andato via il 1° settembre 2009. Dovevo capire che non dovevo. Al cuore non si comanda: il Napoli lo sento ancora mio», ammette il direttore sportivo pugliese, che ha maturato «20 anni di competenza calcistica e di spogliatoio». Chiude con una considerazione. «Penso di essere bravo nella valutazione del momento e la sudditanza psicologia esiste», pungolato dalle incalzanti domande del critico teatrale Michele Di Donato e Marco Pesacane.

«Francesco Montervino ha realizzato il suo sogno in campo, come i personaggi di cazzimma&arraggia realizzano il loro sogno nello spettacolo. Improbabili, che con il lavoro e il credere nei sogni portano a casa dei risultati inaspettati», concludono i due autori Sacco e Zavatto. Passione e fede nel calcio con il tifo inesausto per il Napoli e naturalmente la figura epica di Maradona.

Cazzimma e arraggia due concetti insiti nella napoletanità e nella sfida quotidiana.

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