La verità sulla morte di Diego Armando Maradona, avvenuta il 25 novembre 2020, è forse più vicina. È fissata il 7 marzo presso la Camera d'Appello del tribunale di San Isidro l'udienza orale nel procedimento giudiziario che vede otto indagati, tra medici e infermieri che avrebbero dovuto assistere il Pibe nella sua casa di Tigre subito dopo l'operazione al cervello, per omicidio colposo con dolo eventuale. Un reato che la giustizia argentina punisce con una reclusione da 8 a 25 anni. L'udienza si svolgerà da remoto.
L'inchiesta della magistratura di San Isidro, coordinata dal capo della procura John Broyard, ha fatto emergere attraverso un'accurata perizia le carenze dell'assistenza prestata a Maradona. Secondo i periti, Diego venne abbandonato al suo destino, “curato” con psicofarmaci, mai sottoposto neanche ai controlli di routine.
Gli avvocati degli indagati hanno contestato queste accuse e la posizione degli otto verrà esaminata dai giudici Gustavo Adrian Herbel e Carlos Fabian Blanco (e, in caso di disaccordo, si aggiungerà un terzo giudice, Ernesto Garcia Manon). Nel caso le accuse venissero confermate, il processo comincerà entro la fine del 2023.
La famiglia e i fan di Diego, già pochi mesi dopo la sua scomparsa, avevano chiesto giustizia con una manifestazione per le vie di Buenos Aires. Pochi giorni prima gli esperti incaricati dalla procura di San Isidro avevano completato la perizia, in cui le responsabilità dei sanitari - a cominciare dal neurochirurgo Leopoldo Luque - erano emerse chiare e gravi.
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