Napoli-Atalanta 0-3, Calzona dopo il ko: «Questa città merita rispetto»

Alta tensione allo stadio: fischi alla squadra e contestazione

Il tecnico azzurro Francesco Calzona
Il tecnico azzurro Francesco Calzona
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 31 Marzo 2024, 08:00 - Ultimo agg. 14:09
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Sognavano la resurrezione. Ma non c’è redenzione per questo Napoli neppure nei giorni di Pasqua. E allora finisce con i fischi, con i cori zoppicanti ma eloquenti («vaffa lo scudetto, meritiamo più rispetto») con le curve che minacciano i giocatori («via da Napoli») e invocano maggior impegno («andate a lavorare»). Il campionato vinto è, ormai, il passato remoto, oggi c’è un presente da incubo con quegli immancabili cori «De Laurentiis, meritiamo di più» che sembravano distanti anni luce. Quasi appartenenti a un’altra galassia. Capolinea. La contestazione dura a lungo, dopo il 90’. Preoccupa anche le forze dell’ordine che si piazzano all’esterno del varco di Fuorigrotta temendo altro. Non succede nulla, ma la tensione adesso è alta. E da domani la squadra torna ad allenarsi in un clima preoccupante a Castel Volturno. Francesco Calzona, il tecnico operaio e a doppio servizio, ha capito l’aria che tira: «I tifosi hanno ragione, se si perde in casa 3-0 non ci si può aspettare altro. Ma ora la città merita rispetto. E se non tiriamo adesso fuori l’orgoglio, abbiamo fallito». Una squadra che avrebbe dovuto mangiare l’erba per le ultime speranze di Champions e che ha invece giocato con l’anima di burro, molle come un fico, mentre il popolo implorava «tirate fuori i cog...». Assurdo, imperdonabile. 

Addio Champions 

Arrivederci Napoli, è stato bello finché abbiamo fatto finta di crederci. Niente Champions, da 24 anni chi vinceva lo scudetto non si piazzava tra le prime tre l’anno dopo. È alla prima sconfitta in campionato, Calzona. Ma poco cambia. Dice che il Napoli non ha risentito della grancassa del caso Juan Jesus e sostiene «che la squadra non ha avvertito la mia assenza in questi giorni, perché viste le tante assenze sono giorni in cui si fa solo lavoro fisico». D’altronde, De Laurentiis sapeva bene che prendendo un ct, lo avrebbe perso durante la sosta. E sapeva pure bene, il patron che allo stadio non c’è perché in Svizzera con la famiglia, che giocare alle 12,30 di sabato sarebbe stato un problema per gli azzurri. È il giorno della resa, Calzona neppure se la sente più di parlare di Champions. «L’Europa può essere anche qualcos’altro». Un piano B, magari anche uno C. «Ci manca solidità, siamo fragili quando non abbiamo palla. Non è vero che non avevamo entusiasmo ma c’è stata molta confusione. Non dobbiamo arrendersi, dobbiamo trovare la forza di fare quello che fino ad ora non abbiamo fatto. Se non tiriamo fuori l’orgoglio abbiamo fallito, io e i ragazzi». Già, d’altronde l’orgoglio è come il coraggio di don Abbondio, se uno non ce l’ha, non se la può dare. Calzona è un capo-cantiere, di quelli pieni di esperienza. I mali del Napoli li ha capiti tutti, dal primo istante. Sa che poco può essere fatto in questi mesi. «Certe stagioni quando iniziano in un certo modo, non possono che finire così», dice con malinconia. De Laurentiis ha mandato via Rudi Garcia dopo 12 partite e una media di 21 punti: 1,75 punti a partita.

Né Mazzarri e neppure Ciccio hanno fatto meglio. Con la media di Garcia il Napoli ora avrebbe 53 punti. 

 

Il piano 

Un anno balordo. La squadra esce a testa bassa, nessuno parla. La solita gestione dei momenti no del club azzurro: quando le cose vanno a rotoli, il silenzio. Sarà rivoluzione a fine stagione, De Laurentiis non guarderà in faccia a nessuno. Cambierà. E non poco. Potrebbe offrire a Calzona di restare nello staff tecnico, con un ruolo alternativo. È un’ipotesi sul tavolo. Punta, De Laurentiis, anche a un direttore sportivo a cui dare più poteri, dopo l’esperienza con Mauro Meluso che è stato preso a fine luglio, con i giochi-mercato quasi tutti già avviati. Ma chi? Accardi dell’Empoli, Pederzoli del Parma ma anche Massara, fino a un anno fa al Milan. Attenzione al nome del ds: perché stavolta potrebbe avere anche un peso nella scelta dell’allenatore. Perché De Laurentiis ha sempre in testa il vecchio pallino, Vincenzo Italiano. Che è quello che è davanti a tutti nella volata. Il patron sa che Antonio Conte, per cui è pronto a fare ponti d’oro pur di ottenere il suo sì, ha più di un dubbio sul progetto-Napoli. Ma attenzione a Massara: se l’ex Milan dovesse essere il prescelto, potrebbe spalancare le porte al ritorno di Maurizio Sarri, con cui c’è un legame fortissimo maturato negli ultimi mesi. Sarri, con Massara ds, penserebbe a un clamoroso ritorno. Piste caldissime. Ma il flop di questa stagione, tanto tra il nulla, la Conference e l’Europa League cambia poco o niente, consente a De Laurentiis di accelerare nelle operazioni di ricostruzione. I consigliori spingono perché trovi anche una figura di manager a cui far gestire il club. C’è una priorità assoluta su cui concentrarsi: il centro sportivo. Perché tra un anno il Napoli deve lasciare quello di Castel Volturno.

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