Napoli a Castel di Sangro, è allarme infortuni: «Ma è cambiata la preparazione»

L'intervista al preparatore atletico Giuseppe Pondrelli

Khvicha Kvaratskhelia in azione
Khvicha Kvaratskhelia in azione
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Sabato 5 Agosto 2023, 08:00 - Ultimo agg. 9 Agosto, 09:11
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Magari il colore non è ancora quello rosso dell'emergenza, ma certamente la spia dell'allerta lampeggia in casa Napoli. I tanti giocatori fermi ai box - prima a Dimaro e sopratutto a Castel di Sangro - impongono una riflessione sui carichi di lavoro della squadra di Rudi Garcia. Giuseppe Pondrelli, preparatore atletico del Napoli di Mazzarri (dal 2009 al 2013) che ha seguito il tecnico anche all'Inter, al Toro e l'anno scorso al Cagliari, prova a dare una lettura sui tanti stop in casa azzurra. «Il cambio di metodologia può avere inciso. Il gruppo ha bisogno di adattarsi».

Dunque il nuovo tipo di preparazione può essere causa delle tante noie muscolari?
«Si e no. È normale che i nuovi allenamenti che il nuovo staff propone debbano avere un periodo di adattamento da parte di calciatori abituati invece a due anni di tecniche di lavoro diverse.

Ma non mi sento di puntare il dito contro la preparazione atletica. Un infortunio è sempre multifattoriale».

Gli stop però cominciano ad essere tanti.
«Effettivamente il cambio di metodologia può avere inciso. Ma il gruppo ha solo bisogno di adattarsi alle nuove tecniche».

In che modo?
«Una volta che si cambia è giusto andare avanti su quella strada. Poi qualche stop va messo in conto: sempre che la causa sia questa. È sempre difficile capire la ragione di un infortunio».

Quest'anno non ci sarà la sosta per i mondiali.
«Certamente nella passata stagione si è tenuto conto del lungo stop per i campionati del Mondo mentre quest'anno si è tornati al passato, purtroppo».

Perché purtroppo?
«Considero la sosta invernale molto utile dal punto di vista del recupero di un calciatore sottoposto a molti stress. Sia fisici, sia mentali. Specie in un top club come il Napoli che gioca le coppe e che per tre quarti della rosa perdono elementi convocati in nazionale con viaggi e partite tiratissime».

Possibile che l'estate più calda degli ultimi anni abbia inciso?
«Non credo. A Dimaro e a Castel di Sangro le temperature mi pare siano state le stesse di sempre».

Da Sinatti a Rongoni: cosa è cambiato?
«Entrambi staff competentissimi e di esperienza: sono attenti ai particolari, a volte però non si può prevedere l'imprevisto. Ci sono cose che
non sono controllabili». 

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