Trenta mesi e due settimane. E' il periodo trascorso dall'ultima partita di Champions League giocata a Fuorigrotta, in quello stadio che ancora si chiamava San Paolo. Era il 25 febbraio 2020, il mondo era stato già assalito dal Covid e anche a Fuorigrotta c'erano migliaia di tifosi del Napoli e del Barcellona con le mascherine. L'Uefa, allora, decise che non era il caso di fermare il Grande Circo e fece giocare le partite d'andata degli ottavi. Ma quelle di ritorno sarebbero slittate di mesi. Finì 1-1, gol di Mertens e Griezmann, e ai tifosi del Napoli rimase anche un po' di amaro in bocca perché avrebbero meritato i 3 punti.
Trenta mesi e due settimane. E nel frattempo si è consumata all'interno del Napoli una profonda rivoluzione. Se Spalletti confermasse la formazione che ha conquistato 10 punti (3 vittorie e il pari di Firenze) mercoledì al Maradona scenderebbero in campo soltanto tre giocatori titolari quella sera contro i blaugrana. L'esterno destro Di Lorenzo, intanto diventato capitano con la speranza di chiudere la carriera in maglia azzurra. L'esterno sinistro Mario Rui. Il centrocampista Zielinski, che il tecnico ha riportato sulla mediana dopo le prestazioni non brillanti da sottopunta nella scorsa stagione.
Ecco il segnale di un rinnovamento profondo, attuato da De Laurentiis - con l'avallo di Spalletti - un po' per scelta e un po' per necessità. Da Kim a Kvara, l'impatto dei nuovi in campionato è stato positivo. L'auspicio del tecnico e della tifoseria è che abbiano la stessa determinazione in Champions contro i vice campioni d'Europa. Il percorso - come ha avvertito l'allenatore alla vigilia del debutto di Ferragosto a Verona - è lungo e potrebbero esservi alti e bassi ma ci sono risorse importanti anche in panchina. E tutti non vedono l'ora di vivere da protagonisti anche una delle notti Champions.
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