Napoli, l'ex manager Marino: «Garcia non era l'uomo giusto per il dopo Spalletti»

Il dg dal 2004 al 2009: sarebbe servito un intervento radicale

Pierpaolo Marino
Pierpaolo Marino
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Venerdì 13 Ottobre 2023, 08:29 - Ultimo agg. 16:29
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Pierpaolo Marino aveva già previsto quanto sta capitando nel Napoli. L'ex manager del club azzurro ai tempi del primo scudetto di Maradona e della rifondazione con De Laurentiis parte da lontano provando a trovare le soluzioni per uscire dall'impasse.

Garcia "delegittimato" da De Laurentiis che poi ieri era a Castel Volturno come se non fosse successo nulla.
«Ufficialmente non è successo nulla. Immaginavo che Garcia avrebbe avuto problemi a Napoli, ma non pensavo così presto e neppure di queste dimensioni».

Solo colpe di Garcia?
«L'allenatore paga l'ingovernabilità ed uno spogliatoio che gli è sfuggito di mano.

Ma il problema è all'origine: quando c'è un difetto, poi quello che succede è una conseguenza che rende difettoso tutto il meccanismo».

Che difetto?
«Mi riferisco al problema che manca Spalletti».

Ma Spalletti è voluto andar via.
«Chi è arrivato è "il" difetto. Quando una truppa è insubordinata la colpa è del comandante. Poi si potrebbe obiettare che le responsabilità sono anche dei soldati, ma la truppa è la stessa dell'anno scorso...».

E adesso che succede?
«Il Napoli è una squadra formidabile che oggi si ritrova con meno punti rispetto alla sua forza. Gli azzurri dovevano e potevano essere a pari punti con il Milan e non è così. E in più ci sono i tanti episodi che sono accaduti e che in serie A si vedono una volta ogni tanto in squadre diverse e non con questa frequenza».

Si riferisce ai mugugni per le sostituzioni? Garcia ha perso lo spogliatoio?
«Insubordinazioni, momenti di sfiducia generalizzati che in una squadra del blasone del Napoli difficilmente si dovrebbero vedere. Forse qualcosa di analogo capitò, in maniera meno appariscente, con Benitez quando sostituì Mou dopo il triplete».

Come se ne viene fuori?
«La situazione è difficilmente recuperabile. Devo essere onesto: non posso dire che sono tutte rose e fiori se non succede qualcosa, se non c'è un'inversione di tendenza».

Si aspettava una presa di posizione del genere da parte del presidente?
«Francamente mi meraviglio che abbia avuto tanta pazienza. Mi meraviglio anche di quello che sta capitando in uno spogliatoio così vincente che si potrebbe dirigere con facilità. Qualche mossa è stata sbagliata».

Allenatore "delegittimato", potenziali sostituti in attesa ed il campionato che tra otto giorni riprende.
«Da quanto ho capito De Laurentiis sarà più vicino alla squadra a Castel Volturno. L'unica cosa da fare a questo punto è l'autogestione e che la squadra si assuma personalmente le responsabilità. Ma ho i miei dubbi».

In che senso?
«Ma insomma: le squadre sono fatte da varie componenti per cui è difficile raggiungere unità di intenti se non c'è un condottiero, un capo carismatico. Io non credo nell'autogestione. E poi perché i giocatori dovrebbero assumersi questa responsabilità? La squadra riconosce nel ds e nell'allenatore i loro capi».

Avrebbe sconsigliato a De Laurentiis di fare quelle dichiarazioni?
«Il presidente non ha bisogno di consigli. Sicuramente esternare certe cose, se non si hanno le soluzioni, serve a poco. Ma questo il patron lo sa bene. Evidentemente ha una sua strategia».

In ogni caso non c'è il rischio che si navighi a vista?
«Vero, ma questa è la situazione. Però nel calcio rischi di perdere momenti nevralgici. Anche Garcia non so perché vada avanti: ha un nome e una reputazione».

Come si ricuce o si prova a ricucire una situazione del genere?
«Come quando hai un organo che funziona male: vai dal chirurgo e fai un intervento radicale. Asportazione della problematica».

Ma lei avrebbe esonerato comunque Garcia?
«Non posso rispondere. Non conosco la quotidianità delle cose. Mettiamola così: per me Garcia non era l'allenatore del dopo Spalletti».

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