Garcia e il Napoli separati in casa: ora rischiano anche Meluso e Micheli

Seduta doppia a Castel Volturno ma il clima è surreale

Rudi Garcia
Rudi Garcia
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 12 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17:54
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Il tassista non è puntuale a Capodichino. Rudi Garcia è costretto a chiamarlo, mentre è lì in attesa con il cappellino d'ordinanza. C'è tutto il momento del tecnico francese nel piccolo imprevisto in aeroporto: un uomo (quasi) solo dopo le parole di De Laurentiis che lo costringono a fare i conti con una realtà imprevista. Il clima a Castel Volturno è surreale: l'umore dell'allenatore è nero, ma lui non lo mostra. Resta chiuso a lungo nella sua stanza con i collaboratori Fichard e Jobard che si allontanano per qualche minuto in auto poco prima dell'inizio dell'allenamento. Pare che sia davvero un giorno come un altro e non il day-after dell'apocalisse che De Laurentiis ha scatenato sul suo tecnico. Altro che Re Travicello: è divenuto un allenatore precario. Un calvario di incomprensioni e critiche. Non intende neppure di striscio prendere in considerazione una risoluzione del contratto. Anche perché lui è convinto di non essere lui il problema. E, se il patron azzurro si è lasciato andare a quello sfogo alla Luiss pensando a un passo indietro del tecnico, ha davvero fatto male i suoi conti: Garcia non si dimetterà mai. Se vuole liberarsene, come fa credere a tutti, lo deve licenziare. Per Garcia, una specie di voltafaccia. Imperdonabile. 

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Lui, Garcia, è al lavoro su alcuni dischetti che fanno il riepilogo della gara con la Fiorentina.

Dei dirigenti è presente il ds Meluso, che pure De Laurentiis non ha certo risparmiato nelle critiche e pure lui in bilico. Chi andrà via, probabilmente, sarà il capo scouting Micheli, pure lui travolto dalle critiche di De Laurentiis. E Garcia? Il quartier generale pullula di ragazzini del settore giovanile, perché la seduta pomeridiana per essere svolta ha bisogno dei rinforzi della Primavera. Non ha senso parlare ai giocatori, sono troppo pochi. E dunque, l'unica chiacchiera la fa con Anguissa per capire se ha ancora dolore oppure no (il camerunense pare rassicurato: ha una lesione di basso grado, col Verona potrebbe esserci). Lui ha letto ogni cosa ed è perplesso ma anche deluso e sorpreso. De Laurentiis era stato severo con lui domenica notte, ma era certo di averlo rassicurato. Lo sfogo di martedì, Garcia lo considera un colpo basso. Uno sgarbo. Che non meritava. Ovvio che si interroga, con i suoi vice, sul modo con cui la squadra reagirà: perché contrariamente a quello che si pensa, è sicuro che tutti siano con lui. Non solo perché il gruppo dei saggi non gli ha mai mostrato contrarietà, ma anche perché ha sempre cercato di ascoltare i suggerimenti dei vari Di Lorenzo, Zielinski, Lobotka, Jesus. Non c'è nessuno con cui parlare della tempesta in cui lui e il Napoli sono finiti. Meluso, che già lunedì mattina lo ha incontrato nel vertice post-Fiorentina, è rintanato nel suo ufficio. De Laurentiis non si è fatto vivo da queste parti. Altro segnale di una frattura che si fa fatica a immaginare si possa sanare. Lui, Rudi, ha davanti a sé i tre prossimi impegni con Verona, Union Berlino e Milan. Fa finta, prova almeno a farlo, che non sia successo nulla. Per oggi piazza una doppia, allenamento mattina e pomeriggio. Lo ha già fatto anche nell'ultima sosta. Segnali di normalità. Ottimista, senza dubbio. Perché a parte i quindici tifosi che sono lì all'esterno del centro tecnico che lo incoraggiano all'arrivo, difficile trovare qualcuno pronto a tendergli la mano in questa città in piena d'improvvisa depressione. Quel #GarciaOut non è più una minoranza urlante. 

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