Napoli oltre la crisi, intervista a Beppe Bergomi: «Mazzarri è l'uomo giusto»

«Il Napoli deve ritrovare fiducia, tranquillità e spirito»

Matteo Politano
Matteo Politano
di Bruno Majorano
Giovedì 14 Dicembre 2023, 07:21 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 19:17
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Guardare il bicchiere mezzo pieno. Ecco quello che fa Beppe Bergomi, ex difensore e oggi opinionista di Sky Sport. Era allo stadio Maradona martedì sera per commentare la sfida tra Napoli e Braga e alla luce di come sono andate le cose sorride. Sorride per il risultato centrato dagli azzurri: ovvero il passaggio del turno e l'approdo agli ottavi di finale di Champions League.

La fotografia della serata?
«L'importante era andare avanti».

Così, diretto.
«Sì, i tifosi non sono mai contenti e anche io ne ho incontrati alcuni dopo la partita che magari storcevano il naso per la prestazione, ma non è su quello che va valutata la partita di martedì sera contro il Braga».

E allora?
«L'importante era passare il turno, per giocare bene poi vediamo.

Contava innanzitutto il risultato, poi la prestazione si può migliorare».

Che idea si è fatto di questo Napoli?
«Che sicuramente c'è un problema di condizione fisica. Soprattutto per quel che riguarda il centrocampo. In mezzo si vede che ancora manca qualcosa. La forza del Napoli dell'anno scorso era il recupero palla oltre alla riaggressione. Ecco, questo si vede poco ma non è colpa di nessuno. Ci hanno provato anche con il Braga, ma appena si allungavano un po' la squadra sembra sempre vulnerabile. Ma va detta una cosa fondamentale...».

Prego.
«Dobbiamo smetterla di fare paragoni con l'anno scorso. Altrimenti non ne veniamo fuori».

E allora andiamo sul presente. Chi le è piaciuto di più contro il Braga?
«Di Lorenzo e Natan meritano una menzione speciale. Oramai Giovanni è una certezza, con il Napoli e con la Nazionale».

E Natan?
«È stato bravo. Si vede che non era il suo ruolo ma ha un bel piede e una bella corsa. Può esser una risorsa. Insomma, mi ha impressionato in positivo».

Altri?
«Beh, non riesco a criticare Kvara, capisco che c'è qualcosa che manca anche a lui, ma manca a tutta la squadra se pensiamo a quella dell'anno scorso».

Diceva dell'importanza del passaggio del turno.
«È una vittoria che aiuta mentalmente. Ora devi iniziare a fare punti anche in campionato».

Insomma: ora tocca a Mazzarri?
«Non c'è troppo tempo per lavorare perché si gioca sempre. Se vuoi incidere sulla preparazione atletica devi avere settimane per poter caricare».

Che Mazzarri sta vedendo?
«Ha detto che si è aggiornato ed è vero, ma la forza sua deve essere nella gestione del gruppo: deve ridare tranquillità e spirito. Per questo mi sembra l'uomo giusto. Il Napoli deve ritrovare la fiducia».

Ovvero?
«Con Garcia la squadra ha avuto un rigetto, perché lui ha provato a portare cambiamenti che non sono stati digeriti. In un gruppo che ha vinto devi entrare in punta di piedi, pian piano devi cambiare qualcosa».

E invece l'approccio di Mazzarri le piace?
«È cambiato molto nella comunicazione e sta facendo le cose giuste. Lavorando così può ottenere i risultati».

Anche dal punto di vista del gioco?
«Vedo più attenzione, soprattutto sulle palle aeree. Non c'è un grosso cambiamento rispetto al passato, ma almeno noto maggiore equilibrio. Con 4 partite tutte toste una dopo l'altra ha fatto giocare sempre i migliori e ha potuto provare poco».

Tanti gol incassati su palle alte: pesa l'assenza di Kim?
«Storicamente il Napoli è una squadra più brava a difendere alta che dentro l'area. Certo, Kim è un giocatore che non hai in rosa anche se hai provato a sostituirlo ma era difficile. La linea difensiva va allenata nella quotidianità se vuoi migliorare. Ma resta il fatto che già dai tempi di Sarri, questa squadra difende meglio lontano dall'area».

Mancano anche i gol degli attaccanti...
«Osimhen deve crescere. Mentre mi piace Politano che fa sempre il suo dovere e lo ha fatto anche contro il Braga».

Ieri ci ha lasciato Antonio Juliano: che ricordo ne ha?
«L'ho conosciuto da dirigente più che da calciatore. Per Napoli è stato una bandiera, quel tipo di giocatore che rimane sempre e per sempre. Ha lasciato un segno, ha voluto bene alla città e alla squadra. Anche da dirigente ha fatto il suo. Avevo un'amicizia con Suarez e lo vedevo tutti i giorni, conoscere queste persone di un altro calcio e di altri tempi ti arricchisce. Quando vengono a mancare è sempre triste». 

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