Scudetto Napoli, intervista a Fernando Signorini: «Maradona leader per sempre»

«Diego è stato una specie di eroe e la sua storia vivrà anche tra cento anni»

Fernando Signorini con Diego Maradona
Fernando Signorini con Diego Maradona
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Sabato 6 Maggio 2023, 10:20 - Ultimo agg. 19:31
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Fernando Signorini è stato l'ombra - quella buona - di Diego Armando Maradona per una vita, da quando giocava nel Barcellona a quando allenava la Seleccion argentina. Preparatore atletico e soprattutto amico del cuore. «Ho visto Udinese-Napoli in tv e poi le scene di festa in città», racconta Fern, come lo chiamava Diego. «Mi sono commosso».

Spalletti ha detto che Maradona ha messo la sua mano in questo scudetto: che ne pensa?
«Ha ragione.

Perché nel Napoli, anche a distanza di tanto tempo e dopo la sua morte, tutto sa ancora di Diego. E non deve sorprendere che vi sia la sua immagine sul pullman che ha accompagnato giovedì sera la squadra allo stadio di Udine. Perché, come si disse nel Te Diegum del 1991, Maradona non era un esempio ma un simbolo. E con un leader come lui tutto è stato possibile».

Domani c'è Napoli-Fiorentina, a trentasei anni dalla partita scudetto del 10 maggio 87.
«Fu una settimana di caos totale. Arrivavamo al campo Paradiso e non riuscivamo a superare il cancello, perché c'erano centinaia di tifosi a tutte le ore. Diego si arrabbiava e io gli dicevo: Colpa tua, se il Napoli fosse andato male tanta gente non l'avremmo trovata qui davanti. Si faceva una risata e finalmente riuscivamo a raggiungere gli spogliatoi. Quella domenica ero a bordo campo con Hugo e Lalo, i suoi fratelli. Al San Paolo non si respirava un'atmosfera particolare perché era quella di tutte le partite. Per chi allora non c'era, posso dire che era simile a quella vista nelle partite di questo Napoli».

Maradona fece una rivoluzione calcistica e sociale: e questo Napoli?
«Lui è stato una specie di eroe e la sua storia sarà viva anche tra cento anni. Diego ha trascinato il Napoli e non soltanto su un campo di calcio. È stato un fenomeno politico e sociale inarrivabile perché è riuscito a mettere il Sud al di sopra del Nord opulento e vincente. È riuscito ad essere tutto questo, non soltanto i pugni alzati al cielo dopo la vittoria».

Si possono mettere sullo stesso piano i momenti vissuti nel 1987 e nel 2023, forse: lo scudetto del Napoli è arrivato dopo oltre vent'anni di vittorie di Juve, Inter e Milan.
«C'è un aspetto profondamente diverso sul piano tecnico tra quel tempo e questo. Perché il Napoli non ha avuto concorrenti, nessuna avversaria è riuscita ad essere al suo livello. Ecco, soltanto il Napoli di Spalletti avrebbe potuto creare problemi al Napoli degli anni Ottanta. A questa squadra manca soltanto un giocatore...».

E lei dove avrebbe messo Maradona?
«Anche in porta. E non scherzo. Era il più forte e il più carismatico: la sua presenza si sarebbe fatta sentire in campo anche se avesse giocato tra i pali».

Questo entusiasmo non è soltanto contagioso: si auspica che possa anche essere una spinta per la città.
«A Napoli ho vissuto gli anni più belli. Era come se fossimo tutti in un sogno. Si diede un valore particolare a quei successi, quasi un senso politico a quanto Diego e i suoi compagni - perché nessuno vince da solo - erano riusciti a fare. Ma un gruppo di calciatori, seppure bravissimi, non può coprire i buchi della politica e sostituirsi a chi deve guidare una città, una regione, un Paese. Altri devono risolvere i problemi. I calciatori di ieri e oggi possono regalare un sorriso. E come sono belli, adesso, quelli dei napoletani». 

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