Se ne sta acquattato come un gattone Luciano Spalletti. E aspetta. Mica facile: l'occhio rimane sornione, ma dentro crepita il fuoco. Vorremmo veder voi, alla vigilia di quattro mesi in cui uno scudetto in palio e un altro sogno chiamato quarti di finale di Champions League nel mirino, forse a portata di mano visto l'avversario del prossimo turno, l'Eintracht di Francoforte. Da perdere la testa. E quindi ci sta che il tecnico azzurro rimanga gelido, evasivo, ogni volta che arriva una domanda sul suo contratto. «Su queste cose si ragiona nei tempi corretti, non ci interessa niente di niente, ma solo arrivare in fondo a questa stagione come vogliamo arrivarci». Di dubbi sulla sua permanenza non ne ha mai mostrati. Magari è un modo per mandare segnali anche ai calciatori che magari aspettano la chiamata per il prolungamento. Certo, lui, tiene ancora tutti sulla graticola. Nonostante ci sia un contratto praticamente fino al 2024 col club, perché appare chiaro che Aurelio De Laurentiis a fine stagione farà scattare l'opzione unilaterale per il terzo anno a favore del club. Macché: non dice mai resto. Magari lo pensa, ma forse non è l'ora per dirlo, magari, non così presto. È cortese, Spalletti. Però dice quel si ragiona che lascia intendere che c'è da incontrarsi e parlare con De Laurentiis che, certo, non può esercitare l'opzione di rinnovo senza prima incontrarsi.
Giuntoli ha sul tavolo un bel po' di situazione. Nessuna particolarmente scabrosa. Rrhamani e Lobotka sono a un passo dalla firma: resteranno ancora qui fino al 2028. Tutti e due si sono trovati davanti alla nuova strategia del club azzurro, varata dal patron De Laurentiis: il tetto degli ingaggi è invalicabile ed è di 2,5 milioni di euro. Presto ci sarà la fumata bianca, ma è chiaro che le condizioni che pone il club per prolungare sono tutte simili a queste. Prendere o lasciare. Senza colpi di testa: lo capiranno, presto, anche Zielinski e Lozano.