Premessa. Aurelio De Laurentiis si separerebbe assai a malincuore da Luciano Spalletti. Anzi, dipendesse tutto da lui, non ci sarebbe alcun divorzio. Ovvio, se c'è questa cortina di ferro hanno pesato alcuni suoi atteggiamenti, alcune sue frasi, molti comportamenti che al tecnico di Certaldo non sono andati giù. Ma è evidente a tutti che neppure Spalletti è un carattere docile. Era una facile previsione che i due, prima o poi, sarebbero andati allo scontro. Ma il presidente del Napoli è convinto che i giochi non siano ancora fatti e la prova è che non è ancora partito a razzo nella ricerca di un successore. Ovviamente, qualche telefonata l'avrà fatta magari al suo amico Antonio Conte e chissà persino all'altro amico del cuore, Massimiliano Allegri, che due anni fa gli consigliò proprio di ingaggiare Luciano Spalletti. Nella lizza virtuale ci sono Vincenzo Italiano e Thiago Motta, new entry. Ma stavolta vuole attendere e visto sotto il punto di vista del club meglio restare in attesa: il patron è convinto che ci siano ancora margini per raggiungere un'intesa con Spalletti per andare avanti. Pur senza rinnovo. Un anno ancora, come da contratto, per continuare il ciclo. E se Lucianone avrà bisogno di sentirsi le spalle al coperto, magari De Laurentiis potrebbe anche chiarire che quel «voglio la Champions» è una frase da tifoso e non da presidente che sa che in giro ci sono colossi miliardari come Manchester City, Liverpool, Psg, Real Madrid, Barcellona, Bayern e così via.
Sì, De Laurentiis è pronto a un altro incontro con Spalletti. E da quello arriverà la fumata bianca. O quella nera. Stavolta definitiva. E non è un caso che tutti e due pesino le parole con molta attenzione. Non ha mai mentito quando ha detto di averlo inseguito per 10 anni, tant'è che Marino lo raggiunse in Toscana nel 2009 e lui rispose che aveva già un accordo con lo Zenit San Pietroburgo. Il patron riconosce i meriti dell'allenatore in questa vittoria dello scudetto, sa anche che la squadra è molto legata a lui. Ma è anche evidente che a Spalletti è stato anticipato che se andranno via dei big (Kim ha l'accordo con il Manchester United) verranno sostituiti da altri aspiranti campioni, non certo top player da 6 o 7 milioni di euro a stagione. Non vuole imporre il contratto, gli è troppo riconoscente per puntare i piedi. Per questo resta tenero, invita tutti a non alzare i toni e a posizionarsi ancora in mezzo al guado. Anche se pure lui vede i tuoni e i fulmini che arrivano dalle parti di Spalletti. L'altro nodo riguarda Cristiano Giuntoli: perché De Laurentiis ha posto una serie di veti al suo ds. Può andar via, in sintesi, ma non può andare alla Juventus né tornare a lavorare con Maurizio Sarri alla Lazio (dove va via Tare). Ma può convivere da separato in casa con il direttore sportivo? Un passo alla volta. Intanto, della vicenda si occupa l'ad Andrea Chiavelli.
Il tema della sicurezza è centrale per prefettura e questura e deve avere priorità assoluta nell'organizzazione della festa dopo Napoli-Sampdoria.