Spalletti, il Napoli e il timore che il sogno svanisca: «Si aspettava il rinnovo durante la sosta»

Il tecnico non scioglie i dubbi sul futuro legati alla paura di non ripetere questo campionato

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
di Pino Taormina
Venerdì 19 Maggio 2023, 23:56 - Ultimo agg. 20 Maggio, 15:59
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Avere voglia di andarsene, pensare di mollare tutto, non per aver fallito, ma per stanchezza. Mentale. Lasciare tutto sul più bello perché la giostra è meravigliosa e gira che è un incanto, ma alla lunga dà le vertigini. E quindi fermatevi, voglio scendere perché più di così, in questo Napoli, non si può.

Quella del Napoli è una delle panchine più ambite del mondo ma consuma, è una goccia che scava e scava, finché arrivi a credere che è meglio fuggire perché da un certo momento in poi, quasi, non ce la fai più a gestire quello che c’è intorno, compresa una società molto snella per struttura e organico e che ruota, in ogni decisione, sulla figura del presidente e del suo ad, Andrea Chiavelli. E poi basta. Ma Aurelio De Laurentiis inizia, forse, a prendere atto della distanza. «Nella vita la liberà è un bene incommensurabile, non si possono tarpare le ali a nessuno. L’importante - dice a SkySport De Laurentiis - è restare grati a chi ti ha dato e chi ha ricevuto. Chi “ha dato ha dato ha dato... chi ha avuto avuto avuto”». 

Ieri all’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, il patron non ha potuto fare a meno di parlare del suo tecnico e del braccio di ferro. E in maniera preoccupante alla domanda su Spalletti non ha glissato. «Se ripartiamo con lui? Noi ripartiremo alla grande e non ci fermeremo mai più.

Faremo sempre il bene della città, dei nostri tifosi e dei nostri calciatori», ha spiegato al Tg5. Tra Spalletti e De Laurentiis, insomma, è calata una cortina di ferro: nessuno è sorpreso, è da febbraio che ogni volta che si parla del suo futuro Luciano cambia faccia e diventa ombroso. Era nell’aria che diventasse un caso la sua permanenza, solo in pochi non lo avevano compreso. Di certo, tra questi, non De Laurentiis: lui, sì, lo aveva ben capito. Motivo per cui si è tutelato, si è messo le spalle al coperto e ha fatto scattare l’opzione unilaterale fino al 2024. Perché lui Spalletti lo vuole ancora sulla panchina dei campioni d’Italia, anche la prossima stagione. Vista con gli occhi del Napoli, la mossa doverosa, sotto il profilo legale. Ma non vanno sottovalutati aspetti quasi inediti: ogni volta che può De Laurentiis tende la mano. E lo ha ripetuto ancora ieri per la medaglia celebrativa: «I complimenti a Spalletti? Sono solo una formalità, visto che lo scudetto vinto a Udine è stata più che altro una liberazione». Insomma, prove di distensione. Ma il presidente conosce i mal di pancia del suo allenatore. Rilancia su un argomento scottante. «La Champions? Ero certo di arrivare a Istanbul, ci proveremo il prossimo anno». 

Alla lunga per Luciano Spalletti hanno un peso l’organizzazione del club, l’incertezza dei troppi addii all’orizzonte e la paura, enorme, di non riuscire ad avvicinarsi ai traguardi di questa stagione. C’è l’amore della città che lo incanta ma lo spaventa pure: cosa succederà la prossima stagione se non dovessimo essere in lotta per lo scudetto? Importante: non è una strategia finalizzata a ottenere un aumento dello stipendio. I soldi, in questa faccenda, non contano nulla. Anche se lui si aspettava una chiamata per discutere del contratto e del futuro durante la sosta del Mondiale, quando il Napoli aveva già un gran margine di vantaggio: è da qui che, forse, è nato tutto. È stato un anno di tensioni: perché non ha apprezzato la “guerra” tra il club e gli ultrà («La prossima volta che vedo quelle scene di contestazione mi alzo dalla panchina e me ne vado») e neppure le critiche continue all’Uefa da parte di De Laurentiis mentre la squadra era in corsa per la Champions. E poi, ovvio, ci sono le tentazioni: ha 64 anni e arrivato dove è arrivato lui, non può non sognare una panchina in Premier. E segnali di stima li ha già avuti: ma ora deve liberarsi dal Napoli. E ammesso che De Laurentiis non punti i piedi. La guerra fredda tra Spalletti e De Laurentiis non è certo legata a una Pec che il patron ha inviato: arriva da prima, molto prima. Magari è solo il “casus belli”.

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Il primo scontro un anno fa dopo la sconfitta ad Empoli, quando senza ascoltarlo De Laurentiis ordinò il ritiro. Poi la retromarcia ma il patron volò a Castel Volturno e iniziò a guardare da vicino come la squadra si allenava, temendo un calo fisico. Spalletti, ovviamente, non ha mai gradito. Ma ha girato pagina: da aziendalista ha accettato le partenze di Mertens, Koulibaly e Ospina e ha lavorato sodo sulle giovani leve portate in dote da Giuntoli. In ogni caso, è chiaro che qui non si diverte più. Ed è evidente che l’addio lo sta preparando da mesi, e non da qualche settimana. Non può e non vuole trovarsi spiazzato: e allora sta cominciando a girare intorno al problema. Ha chiamato Antonio Conte, solito amico dei momenti difficili, che è pronto anche a ridimensionare il suo ingaggio per tornare in serie A. Poi c’è l’idea Rafone Benitez che pure galleggia tra i pensieri. Ma senza trascurare la pista che porta a Vincenzo Italiano. Maurizio Sarri? No, nessun contatto. Anche perché c’è ancora la corsa della Lazio alla Champions. 

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