Braccia conserte o abbandonate sui braccioli della poltrona, perché la maledetta forza di gravità si fa sentire, tono pacato, un velo di stanchezza sul viso perché 201 giorni in orbita non sono una passeggiata (spaziale o terrena che sia). Luca Parmitano racconta da Colonia - per la prima volta con i piedi al suolo dal 20 luglio scorso - la missione Beyond che riassume in due parole per sé e per il suo equipaggio della stazione spaziale internazionale, mai finora affidato a un italiano: «Umiltà e orgoglio». Con la considerazione, effettivamente confermata da chi lo conosce anche prima che staccasse l'ombra da terra ben di più da quando era "solo" un veterano e decorato pilota sperimentatore dell'Aeronautica militare, che la seconda vien da lui usata con grande parsimonia e soprattutto per gratificare chi lavora con passione con lui in ogni missione.
IL RIENTRO
«Che viaggio!» ha detto Luca Parmitano felice come un bambino ai compagni Alexander Skvortsov e Christina Koch mentre sfrecciava verso la Terra a 28.800 chilometri orari e le pareti della minuscola navicella Soyuz si arroventavano avvolte dal plasma a 2mila gradi attraversando uno strato dopo l'altro dell'atmosfera .
Sorridente, tonico, per nulla frastornato, l'astronauta catanese è passato dall'inferno di fuoco del rientro alla steppa innevata del Kazakhstan: 201 giorni in orbita sulla stazione spaziale internazionale e non sentirli mentre gli specialisti di Roscomos lo aiutavano a scendere dalla capsula bruciacchiata. Termometro sotto le zero e quindi subito una berretta di lana bianca, poi la telefonata alla moglie americana Kathy e alle figlie Sara e Maia con cui abita a Houston. I primi controlli medici (tutto ok) e quindi il trasferimento in Germania.
LA PRIMA INTERVISTA A TERRA
L'astronauta dell'Agenzia spaziale europea, 42 anni di cui adesso uno trascorso in orbita, passerà i prossimi giorni in quarantena a Colonia, al centro di addestramento dell'Esa: serve almeno un mese per tornare a camminare regolarmente e sei per tornare definitivamente terrestri. Nei primi giorni si sente un male terribile alle natiche, sulle quali si torna a sedere dopo aver fluttuato senza peso per mesi.
EMERGENZA CLIMATICA
E infine mandato appassionati messaggi sull'emergenza climatica ai leader mondiali. Per non dire delle emozioni divise con noi terrestri ogni giorno con le sue foto sulle meraviglie del Pianeta. Ecco, le passeggiate: nel 2013 Parmitano rischiò di morire annegato in orbita per un difetto della tuta e la Nasa l'ha nominato eroe per essersi riuscito a salvare. Questa volta, anzi, queste quattro volte, gli è toccato un compito immane: riparare quel piccolo Cern che è l'Ams-02, eccellenza dei fisici italiani. Ovvero ogni volta da 7 a 8 ore con i piedi inchiodati al predellino del braccio robotico fisso davanti al macchinario che, bullone dopo bullone, congegno dopo congegno, ha rimesso a nuovo. Una fatica da Ercole con le mani - infilate in impossibili guantoni - da chirurgo. Una routine assai meno spettacolare di altre passeggiate ma determinante anche per dimostrare che complesse riparazioni potranno essere effettuate al volo durante le missioni verso la Luna, dove Parmitano potrebbe sbarcare questo decennio, o Marte. Intanto il bentornato sulla Terra glielo hanno inviato anche il premier Conte, il ministro Guerini, il sottosegretario Fraccaro e il presidente dell'Asi, Saccoccia.
Paolo Ricci Bitti
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