Dal second hand all’acquisto digitale: così la Gen Z aiuta il pianeta

Dal second hand all’acquisto digitale: così la Gen Z aiuta il pianeta
di Guglielmo Sbano
Lunedì 29 Novembre 2021, 09:45 - Ultimo agg. 30 Novembre, 15:23
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La conferenza Cop26 ha riunito i leader di tutto il mondo per affrontare uno dei temi più importanti e urgenti di questo secolo: la lotta al cambiamento climatico. Oltre ai leader mondiali, importanti protagonisti sono stati i ragazzi della Generazione Z che, dalle manifestazioni in tutte le città d’Europa, sono arrivati a Glasgow in oltre 100mila per presentare le loro dichiarazioni per il clima e chiedere azioni concrete. Ma come si comporta questa generazione nelle scelte individuali e davanti al tema dei consumi?

Per provare a illustrare il comportamento dei nati tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi dei 2000, detti anche iGen o Centennials, qualche spunto arriva da Subito, piattaforma leader in Italia per vendere e comprare in modo sostenibile con oltre 13 milioni di utenti mensili. Incrociando le ricerche interne con dati disponibili e studi, realizzati ad hoc come l’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa, sono emerse alcune evidenze riassumibili in 5 punti.

La second hand

Il 65% dei ragazzi della GenZ dichiara di ricorrere al mercato di seconda mano, con una percentuale di adozione ben superiore alla media nazionale (54%).

La second hand economy, infatti, è una forma di economia circolare sostenibile in sé che evita potenzialmente la produzione del nuovo e la dismissione del vecchio. Così facendo, le emissioni di CO2 legate a queste fasi vengono azzerate, e non vengono consumate nuove materie prime, con il risultato di un cospicuo risparmio ambientale. Secondo la ricerca Second Hand Effect 2020, condotta dall’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) per Subito, grazie alla vendita di quasi 26 milioni di oggetti attraverso il popolare sito dedicato al commercio di oggetti usati,  nel 2020 è stato possibile raggiungere un risparmio di 5,4 milioni di tonnellate di CO2, un dato che corrisponde all’azzeramento dell’impatto ambientale di 740.000 italiani. Ogni piccolo gesto conta e ogni singolo acquisto permette di ridurre la propria impronta: ad esempio, comprando una maglietta usata si risparmiano 2 chili di CO2, un paio di jeans usati permette di risparmiare 33,4 chili di anidride carbonica, uno smartphone 47kg, una bicicletta 99kg, un’auto addirittura 2,8 tonnellate!

Acquisto online ed economia di prossimità

Dallo studio di BVA Doxa è emerso che il mezzo preferito per la compravendita di usato tra i giovani è il canale online, con il 70% degli intervistati che vi ricorre in caso di acquisto, fino ad arrivare al 78% per la vendita dei propri oggetti pre-loved. Di fatto acquistare online può essere un buon modo per ridurre l’inquinamento provocato dallo spostamento autonomo di milioni di consumatori, specialmente nel caso in cui per ottenere i prodotti desiderati porta a spostarsi oltre un raggio di 15 km. A questo riguardo dallo scorso settembre, grazie al servizo TuttoSubito, è possibile gestire l’intera  compravendita comodamente da smartphone: gli articoli possono essere acquistati e venduti in pochi click, accorciando le distanze e allargando il bacino di ricerca a tutta Italia senza emissioni di anidride carbonica superflue.

Cibo e prodotti alimentari a basso impatto ambientale

Secondo un recente Rapporto Coop sui Consumi, l’88% degli italiani associa al cibo il concetto di sostenibilità che significa per il 33% avere un metodo di produzione rispettoso, per un altro 33% attenzione agli imballaggi, per il 21% è sinonimo di origine e filiera e per il 9% di responsabilità etica. In questo contesto sono ancora più nette le scelte della Generazione Z alla quale appartengono buona parte dei climatariani, ovvero tutti coloro, consapevoli o meno di questa definizione, che cercano di ridurre l’impatto ambientale in primis attraverso la propria dieta. Basti pensare che il 14,5 per cento del totale delle emissioni di CO2, è prodotto dagli allevamenti intensivi di animali e dai caseifici come emerso dal report del WWF su questo tema nel 2021. La lotta al cambiamento climatico, per i Centennial, passa anche dal cibo.

Mobilità sostenibile

Per la Generazione Z cambia totalmente la percezione dell’automobile, come mette in luce un sondaggio di Skuola.net su un campione di 2800 ragazzi. Per 9 giovani su 10 l’auto serve a soddisfare soprattutto le proprie esigenze pratiche di mobilità mentre per appena il 2% rappresenta ancora uno status symbol. Per questi ragazzi, infatti, a delineare chi sei non è il possesso di qualcosa di fisico ma il mondo di valori connesso alle scelte messe in campo day by day. Più che possedere un’auto, diventa caratterizzante e socialmente apprezzato riuscire a muoversi in modo tale da impattare il meno possibile sull’ambiente. La scelta più preziosa è quella che si basa sulla mobilità sostenibile, ovvero tutte le forme di spostamento che integrano nel loro funzionamento metodi di rifornimento atti a diminuire gli impatti ambientali e in primis l’inquinamento atmosferico e le emissioni. I dati analizzati da Subito confermano questo trend in relazione, per esempio, alla crescita di interesse riscontrata per le bici, che sono entrate nella top 10 degli oggetti più ricercati in piattaforma nel 2020, e dei monopattini elettrici che si sono aggiudicati un +103% nelle ricerche.

Consapevolezza sul tema green

Se per lungo tempo uno dei driver degli acquisti è stato il risparmio, oggi sono i valori, specie per la Generazione Z, a guidare le scelte. Brand e prodotti vengono scelti anche in base al rispetto di determinati requisiti: per esempio, colpisce che le motivazioni che spingono i giovani di età 18-24 verso la buona abitudine della second hand sono in primo luogo etiche, con un 59% che dichiara di farlo per aiutare l’ambiente. Proprio in tema di consapevolezza, si possono citare le scelte di acquisto che hanno caratterizzato la GenZ nell’ultimo anno. In particolare, queste ultime ricadono principalmente su abbigliamento e arredamento, videogiochi, telefonia, libri e informatica, complici la nuova normalità imposta dalla pandemia, che ha portato a ridisegnare gli spazi domestici e ha reso necessari modelli tecnologici più avanzati per rispondere alle necessità di smart working e didattica a distanza nel segno del riciclo e del riutilizzo.

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