Virgin Galactic resta a terra, ma altri 100 turisti hanno pagato 450mila dollari per fluttuare nello spazio Le tariffe

Altri 600, fra i quali star come Di Caprio e Lady Gaga e anche tre italiani, ne hanno già versati 250mila

Virgin Galactic resta a terra, ma altri 100 turisti hanno pagato 450mila dollari per fluttuare nello spazio. Le tariffe
Virgin Galactic resta a terra, ma altri 100 turisti hanno pagato 450mila dollari per fluttuare nello spazio. Le tariffe
di Paolo Ricci Bitti
Martedì 9 Novembre 2021, 15:47
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I biglietti costano 450mila dollari (cadauno), ma vanno via bene al ritmo di 25 al mese nonostante non si sappia neppure quando si dovranno fare i bagagli. La navicella spaziale e anche l'aereo-madre resteranno mestamente a terra ancora per parecchio tempo, ma intanto aumenta di giorno in giorno la montagna di dollari che la Virgin Galactic incassa piazzando biglietti che non potranno essere passati sotto il lettore ottico almeno fino a ottobre 2022, salvo nuovi rinvii sempre dietro l'angolo. Il turismo spaziale low cost e low orbit (orbita bassa) secondo la formula di Sir Richard Branson continua insomma ad attirare i clienti nonostante la costante dilatazione dei tempi d'attesa. Dal 2014 al luglio scorso erano almeno 600 i benestanti che avevano sborsato dai 200mila ai 250mila dollari sperando di volare fino a quota 85 chilometri (che per gli Usa e solo per gli Usa è già spazio) per fluttuare qualche minuto come capita gli astronauti 300 chilometri più in alto sulla stazione spaziale internazionale. Tra quelli in fila star come Leo DiCaprio e Lady Gaga e anche tre italiani. 

L'11 luglio scorso l'exploit della Virgin Galactic che ha battuto sul filo di lana la Blue Origin di Jeff Bezos e anche la SpaceX di Elon Musk, che pure ci tiene a non immischiarsi con gli altri magnati che fanno business nell'orbita bassa mentre lui i turisti li porta davvero in orbita, addirittura più alto della stazione spaziale e, presto, anche attorno alla Luna.

I 600 clienti in coda alla VG sono però passati dalle stelle alla stalle poche settimane dopo: nessuna luce verde per iniziare a smaltire la fila, ma un nuovo rinvio dell'inizio dei voli commerciali al quarto trimestre del 2022. Un ritardo sul tabellone dello spazioporto nel New Mexico che non ha preoccupato i nuovi clienti della compagnia di Branson, che già in luglio, dopo lo storico volo che aveva lanciato l'era del turismo spaziale dopo i primi 7 pionieri fino al 2009, aveva riaperto la biglietteria ritoccando un po' la tariffa: da 250mila a 450mila dollari. Un centinaio coloro che hanno già fatto il bonifico, con l'obbiettivo di arrivare fino a mille turisti entro la fine dell'anno prossimo.

A terra, di rinvio in rinvio, anche la missione di Aeronautica militare e Cnr che in ottobre avrebbe portato qualche utile alla Vg  che nel terzo trimestre 2021 ha registrato una perdita netta di 48 milioni di dollari, inferiore ai 92 milioni persi nello stesso periodo del 2020, in piena pandemìa che ha rallentato di molto la tabella di marcia delle navicelle di Branson. Ora Virgin Galactic dice di avere ancora quasi un miliardo di dollari in cassa per migliorare spazioplano e aereo-madre e costruire anche altri velivoli che sennò hai voglia a smaltire gli arretrati con navicelle che possono trasportare da 4 a 6 passeggeri. Poi si potrà aprire finalmente il check in non solo nel New Mexico, ma anche a Grottaglie (Taranto), possibile sede del secondo spazioporto ambito anche da Galles e Scozia.

Da ricordare che il volo nell'orbita bassa allestito da Branson, primo turista a volare nel luglio scorso, prevede un'ascesa fino a quota 15 chilometri con un aereo madre che impiega poco più di un'ora, poi lo sgancio dello spazioplana che cabra sfrecciando a 4 volte la velocità del suono fino a 85 chilometri. Lì il motore razzo si spegne dopo aver esaurito il carburante e inizia per i turisti la parte più affascinante: sei minuti circa di volo parabolico durante il quale si può fluttuare nella cabina dotata di grandi finestrini panoramici oltre i quali scivola la Terra  e il buio pesto siderale. Poi l'altrettanto magnifica planata a cerchi concentrici fino all'atterraggio. Un viaggio, alla fine, da un'ora e mezza.

La Blue Origin di Bezos sbriga tutto in 11 minuti perché utilizza il razzo New Shepard riutilizzabile: decollo e ascesa in 4 minuti, 3 minuti in situazione di microgravità a quota 100 chilometri (dove, per convenzione, inizia lo Spazio), poi la discesa (5 minuti) della navicella appesa ai paradute. Costo? Non comunicato, ma c'è chi ha pagato 28 milioni di dollari all'asta per un biglietto per il primo volo. Anche Tom Hanks ha detto che è una cifra un filo esagerata per un'esperienza così fulminea. Bezos l'aveva sì invitato, ma a spese dell'attore che ha declinato concedendoci in tv una spassosa imitazione della toccata-e-fuga spaziale.

E SpaceX? Un altro pianeta. Il miliardario giapponese Yusaku Maezawa (vendita abbigliamento on line, patrimonio personale di almeno 3 miliardi di dollari) si scalderà presto spendendo una cinquantina di milioni di dollari volando sulla stazione spaziale con una Soyuz russa, poi nel giro di tre anni volerà attorno alla Luna con SpaceX. Costo? Almeno 80 milioni di dollari, ma già che c'è porterà, a sue spese (stesso prezzo, piccolo lo sconto comitiva), anche 7 "artisti" che lo aiuteranno a raccontare l'esperienza. 

SpaceX fa anche da taxi con la stazione spaziale (50 milioni di dollari ad astronauta ) per conto di Nasa e altre agenzie spaziali (nella prossima primavera toccherà anche a Samantha Cristoforetti dell'Esa) e di recente ha affittato l'intera navicella CrewDragon all'americano Jared Isaacman che ha speso almeno 200 milioni di dollari per portare in orbita con lui non gli amici, ma altre 3 persone "meritevoli" (Missione Inspiration4). E, nell'occasione, ha lanciato una donazione per un ospedale americano che si è ritrovato così in cassa sempre 200 milioni con donazione pure di Elon Musk. 

Paolo Ricci Bitti

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