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Kirill era «una spia del Kgb». In Svizzera emerge la verità sul passato del Patriarca fedele a Putin

Il fascicolo di Gundyaev contiene 37 registrazioni effettuate tra il luglio 1969 e il febbraio 1989

Kirill era «una spia del Kgb». In Svizzera emerge la verità sul passato del Patriarca fedele a Putin
Kirill era «una spia del Kgb». In Svizzera emerge la verità sul passato del Patriarca fedele a Putin
di Franca Giansoldati
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 6 Febbraio 2023, 12:38 - Ultimo agg. : 7 Febbraio, 13:29
4 Minuti di Lettura

Compagno Kirill era effettivamente una spia del famigerato Kgb: il gossip che ha sempre accompagnato la figura del Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie è stata confermata da due quotidiani svizzeri Sonntagszeitung e Le Matin Dimanche che hanno spulciato a lungo archivi declassificati scoprendo un pezzo del passato inconfessabile di Vladimir Gundyaev, attuale capo della Chiesa ortodossa russa. Sembra che non ci siano più dubbi di sorta: negli anni '70 era effettivamente una spia del servizio segreto sovietico di stanza a Ginevra con lo pseudonimo di Mikhaylov.

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I quotidiani elvetici hanno pubblicato persino una foto del giovane prete Gundyaev, 24 anni, mentre scia in piena Guerra Fredda sulle montagne della Svizzera interna nel 1971. In quel periodo aveva ottenuto il permesso di trasferirsi a Ginevra per rappresentare la Chiesa ortodossa russa al Consiglio mondiale delle Chiese. I rapporti conservati negli archivi federali, studiati dalla Sonntagszeitung, confermano che il giovane sacerdote lavorava per il KGB e aveva il compito di fare rapporti e trasmettere tutto al Cremlino.

Il fascicolo di Gundyaev contiene 37 registrazioni effettuate tra il luglio 1969 e il febbraio 1989, la maggior parte delle quali riguarda solo le richieste di visto e di ingresso in Svizzera. Ci sono poi due ulteriori rapporti che segnalano che il sacerdote era stato inserito nella lista dei funzionari sovietici «che hanno avuto misure restrittive». Non è chiaro quali misure siano state applicate al futuro Patriarca.

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«Ci dicevano: attenti a questi preti perché sono agenti del KGB. Nelle conversazioni con Kirill ho sempre avuto la sensazione che stesse cercando informazioni. Era molto amichevole, ma faceva molte domande sull'esilio e sui membri del clero», ha dichiarato al giornale una fonte anonima.


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Il teologo tedesco Gerhard Besier ha scritto nel suo libro la seguente voce: «Il KGB voleva influenzare il Consiglio Mondiale delle Chiese negli anni '70 e '80 per far sì che smettesse di criticare le restrizioni alla libertà religiosa nell'Unione Sovietica e criticasse invece gli Stati Uniti e i loro alleati», osserva la Sonntagszeitung. Inoltre, il giornale fa notare che il nipote di Gundyaev è attualmente il capo sacerdote di una chiesa in un quartiere di Ginevra. Egli ha spiegato alla Sonntagszeitung che probabilmente suo zio non era un agente, ma era posto "sotto la stretta sorveglianza del KGB», fornendo una versione giustificativa.

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Il Patriarca Kirill e la Chiesa ortodossa russa hanno declinato la richiesta di commentare questa indagine. Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha dichiarato alla Sonntagszeitung di non avere informazioni sulla questione.

Il Patriarca Kirill attualmente è sotto sanzioni da parte dell'Europa per le sue posizioni a sostegno della guerra in Ucraina. In quest'anno di azioni belliche ha benedetto i soldati, le armi, ha incitato alla guerra santa contro un occidente corrotto e pieno di gay, ha dispensato diverse benedizioni al presidente Putin ringraziandolo per avere avviato la pulizia in Ucraina e per difendere Mosca dai nazisti occidentali. 

Papa Francesco avrebbe voluto incontrarlo ma al momento i rapporti si sono raffreddati a seguito di un commento fatto ad un giornale. Il pontefice aveva definito Kirill un “chierichetto di Stato” ma una infelice traduzione dall'italiano al russo ha finito per complicare i rapporti, visto che nella sede del Patriarcato inizialmente era arrivata la versione più offensiva di “leccapiedi”. Alcuni giorni fa il ministro degli esteri del Vaticano, monsignor Paul Gallagher in una intervista alla Tass ha spiegato che i due si incontreranno ma solo quando non ci sarà più la guerra, in modo che le vicende teologiche di cui discutono da anni e sono ancora in sospeso non siano influenzate dal clima bellico del momento. Ha però confermato che i canali di dialogo tra Mosca e Roma sono sempre aperti.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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