Napoli, ecco gli arabi pronti a investire: scatta la missione

Dagli scavi di Pompei alla Galleria borbonica: in visita la delegazione del governo saudita

Napoli, ecco gli arabi pronti a investire: scatta la missione
Napoli, ecco gli arabi pronti a investire: scatta la missione
di ​Luigi Roano
Domenica 12 Maggio 2024, 22:42 - Ultimo agg. 13 Maggio, 17:26
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Oggi si inizierà a parlare di affari all’Unione industriali di Napoli perché il cuore della missione della delegazione dell’Arabia saudita composta da esponenti del Governo e da imprenditori di quel Paese è Napoli. Agrifood, settore immobiliare, turismo, cultura e industria a iniziare dal’aerospaziale sono i settori dove i sauditi intendono investire i loro soldi e sono tanti perché arrivano direttamente dal Fondo sovrano Pif.

Ovvero dal Governo Saudita che orienta l’intera economia di quel Paese. In questo contesto ieri, tuttavia, c’è stato un prologo alla tre giorni di meeting programmati con l’Unione industriali - che si terrà appunto oggi - e a seguire fino a martedì con Acen, Comune e Regione. I sauditi, infatti, sono andati a Pompei e anche qui a spingerli ci sono motivi di interesse non solo culturale.

L’Arabia è ricca di siti archeologici e di grande valore storico, ma sulla gestione di questi tesori hanno sete di sapere e di imparare e il modello Pompei è ritenuto di livello assoluto e da importare. Tanto che al termine della visita durata più di due ore il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel ha tenuto una vera e propria lezione alla delegazione saudita guidata da Kamel Almunajjed, Chairman della Saudi Italian Business che raggruppa le imprese saudite.

In prima fila anche gli esponenti del Governo Saudita quali - per esempio - Rehab Al Otaibi per il ministero dell’Industria. Una delegazione folta, circa una quarantina di persone, tra cui molte donne.

«L’incontro - dice Kamel Almunajjed - è stata un’opportunità di condivisione delle migliori pratiche tra rappresentanti dei due Paesi». Lo spirito è quello giusto per fare buoni affari, nella sostanza il «nuovo paradigma che vede nel sud il luogo giusto per investire e trainare l’Italia» - una campagna de Il Mattino - vede in Napoli in prima fila. Da Pompei la delegazione saudita si è spostata proprio a Napoli dove ha visitato la Galleria borbonica e anche qui i sauditi sono rimasti colpiti dalle gestione dei siti storici. Hanno fatto una lunga passeggiata a piedi attraversando il Centro storico Unesco. Un mondo tutto nuovo per loro perché Napoli ha una particolarità unica: il centro storico, la parte antica della città è vissuto ed abitato così come era già oltre 2000 anni fa.

Ad accompagnare la delegazione saudita Giovanna Della Posta, manager di Invimit società del Mef, che insieme al sindaco Gaetano Manfredi e il presidente della Regione Vincenzo De Luca hanno costruito questa visita che non è di cortesia. Perché in ballo ci sono investimenti miliardari su Napoli e allo stesso tempo per gli imprenditori nostrani sono aperte le porte dell’Arabia Saudita dove esportare saperi e l’altissima tecnologia: «È la prima volta che riusciamo a portarli al sud - dice la Della Posta - e questo è un grande risultato perché gli investimenti stranieri e dei Fondi come quello arabo sono fondamentali.

Non producono debito pubblico e fanno bene a tutto il Paese. Un lavoro che parte da lontano con la presidente Giorgia Meloni che ha ricucito molti rapporti con quel mondo. La presidente così come i ministro Tajani e Urso hanno fatto un grande lavoro di accreditamento per Napoli e l’intero Mezzogiorno».

La partita vera - dove ciascuna delle parti in campo inizierà a scoprire le proprie carte - comincia oggi a Palazzo Partanna quando il presidente degli industriali Napoletani Costanzo Jannotti Pecci darà il fischio di inizio al primo meeting. Da un lato il tesoro d’Arabia, dall’altro Napoli che dovrà mettere in campo le sue ragioni quelle da indurre gli arabi a investire. Con la consapevolezza che quando si muove il governo saudita nove volte su dieci già ha contezza di dove andare a investire. Si profilano partenership industriali, immobiliari, sull’Agrifood e Agritech, il Centro Nazionale per lo sviluppo delle nuove tecnologie in agricoltura che ha la sua sede nell’area est della città nella ex Manifattura tabacchi.

Un progetto da 350 milioni di cui 320 a carico del Pnrr e la restante parte della Federico II. Gli arabi hanno deserti e petrolio, ma per migliorare le condizione della 18esima economia del mondo quale è quella saudita, c’è la stringente necessità di rilanciare l’agricoltura, perché non si vive di solo business. Nell’area metropolitana di Napoli ci sono industrie di grande valore nell’automotive, nella componentistica per i satelliti, nella costruzione dei treni c’è un distretto delle Academy con la Apple che fa da capofila occasioni ghiotte per i sauditi e per le aziende del territorio.

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Anche sull’immobiliare c’è moltissima attenzione. Napoli è una delle pochissime città ad avere una riserva di suoli pubblici ingentissima e il sindaco Manfredi vuole mettere a reddito quella che si chiama in gergo “moneta urbanistica”.

Vale a dire project financing per costruire infrastrutture. Scambio tra pubblico e privato dove a terra devono rimanere opere pubbliche accanto a quelle di chi fa legittimamente i propri interessi. A Napoli servono infrastrutture, quelle per il turismo, soprattutto quello più ricco quelle che ci sono si contano sulle dita di una sola. Manfredi agli arabi mostrerà le potenzialità di Bagnoli e ha già lanciato un messaggio agli ospiti sauditi: «Mi piacerebbe che investissero in un centro congressi da 5000 posti».

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