De Luca, il tribunale tornerà a riunirsi il 17 luglio
pioggia di ricorsi delle opposizioni

De Luca, il tribunale tornerà a riunirsi il 17 luglio pioggia di ricorsi delle opposizioni
di Paolo Mainiero
Venerdì 3 Luglio 2015, 08:44
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Mancano pochi minuti alle 11 quando l’avvocato Lorenzo Lentini, uno dei tre legali che hanno firmato il ricorso per Vincenzo De Luca (gli altri due sono il professore Giuseppe Abbamonte e Antonio Brancaccio) dà notizia che la prima sezione civile del Tribunale di Napoli ha accolto l’istanza con la quale il neo governatore chiedeva la sospensione dell’efficacia del decreto con il quale il presidente del consiglio dei ministri ne aveva disposto, il 26 giugno, la sospensione per effetto della legge Severino. «È una vittoria della giustizia», esulta Lentini. Nel decreto con il quale si accoglie il ricorso, il presidente della prima sezione civile Gabriele Cioffi fissa per il 17 luglio, alle 9,30, l’udienza collegiale «per la conferma, la modifica o la revoca del presente decreto».



A mezzogiorno il presidente del tribunale di Napoli Ettore Ferrara firma una nota ufficiale. «Come già avvenuto in precedente analoga circostanza (il caso di Luigi de Magistris, ndr), atteso l’evidente rilievo mediatico assunto in questi giorni dalla questione e l’interesse pubblico sotteso comunico - scrive - che con decreto «inaudita altera parte» depositato oggi dal presidente della sezione competente ha sospeso provvisoriamente l’efficacia del provvedimento».



Linguaggio tecnico-giuridico a parte, il decreto firmato da Gabriele Cioffi a tempo di record (appena due giorni dopo la presentazione del ricorso) di fatto congela la sospensione, consente a Vincenzo De Luca di poter partecipare alla prima seduta del consiglio regionale (giovedì 9 luglio) e soprattutto dà il via libera alla nomina della giunta che potrebbe avvenire nella stessa giornata del 9 luglio. «È stata ripristinata la volontà popolare», è il primo commento del governatore, raggiunto dalla notizia a Roma mentre partecipa alla direzione nazionale del Pd.



Alla fine, dunque, come tra le ipotesi della vigilia, il tribunale ha adottato una procedura d’urgenza e ha optato per una decisione monocratica “inaudita altera parte”, ovvero senza ascoltare la controparte, rinviando al 17 luglio la trattazione collegiale del ricorso. Cosa che non avvenne per il caso de Magistris, per il quale la stessa prima sezione fissò dopo tre giorni l’udienza di comparizione delle parti e decidendo nei successivi cinque giorni (accogliendo, anche nel caso del sindaco di Napoli, il ricorso).



Cioffi motiva in quattro punti la sua decisione. Il primo attiene alla «questione di legittima costituzionale della costituzionale delle norme in forza delle quali è stato adottato il provvedimento impugnato su cui il ricorrente giustamente fonda il fumus boni iuris». In sostanza, il presidente della sezione ricorda che la legge Severino è stata già rimessa al vaglio della Corte Costituzionale sia dal Tar Campania, relativamente al caso de Magistris, sia dalla Corte di Appello di Bari per un consigliere regionale della Puglia. In un secondo punto, il giudice Gabriele Cioffi ha ravvisato il concreto rischio che la sospensione potesse provocare un danno irreparabile a De Luca. Ancora, il presidente della sezione ritiene che la sospensione leda l’esercizio del diritto politico del neo governatore che va oltre la singola posizione di De Luca perchè incide, si legge, «in modo immediato e diretto sul funzionamento e sulla organizzazione amministrativa della Regione». Infine, Cioffi fa riferimento al parere chiesto dal governo all’Avvocatura dello Stato ed espresso il 23 giugno.



Nel parere, richiamato nel decreto, l’Avvocatura rileva che nel caso specifico di Vincenzo De Luca, che non ricopriva la carica al momento della condanna in primo grado per abuso d’ufficio, la sospensione avrebbe impedito l’insediamento del consiglio regionale e l’elezione dell’Ufficio di presidenza entro il 12 luglio (termine entro il quale va convocata, secondo quanto prevede lo Statuto, la prima seduta del Consiglio) e la composizione della giunta con la nomina del vice. In altre parole, la sospensione di De Luca avrebbe determinato lo scioglimento del Consiglio e il ricorso a nuove elezioni «con indubbia lesione - scrive Cioffi nel decreto anche delle posizioni soggettive dei rimanenti eletti in Consiglio».



Nel decreto si fa sostanzialmente riferimento all’istanza presentata dai legali di De Luca nella quale si prende di mira, anche in maniera dura, la decisione di Matteo Renzi di sospendere De Luca laddove si parla, tra l’altro, del «disinvolto decreto del presidente del Consiglio dei ministri con effetti dissolutori, discredito di organi costituzionali e condizione di pericolo destabilizzante».



Tuttavia la battaglia legale non finisce qui, anzi. «De Luca è stato solo congelato. Quando sarà scongelato ne vedremo delle belle», avverte Gianluigi Pellegrino. A giudizio del legale del Movimento difesa del cittadino, che sollevò in Cassazione la questione relativa alla competenza giurisdizionale in materia di Legge Severino (il tribunale ordinario è competente, e non il Tar), la questione è tutt’altro che chiusa e il futuro della Regione resta a rischio. «Se il 17 luglio il tribunale dovesse revocare il decreto tutti gli atti che De Luca firmerà, compresi quelli di nomina della giunta, possono essere travolti soprattutto se impugnati. La Campania è appesa a un filo», è la tesi di Pellegrino. L’avvocato contesta la decisione del presidente della prima sezione civile di aver deciso per decreto di accogliere il ricorso di De Luca. «È un provvedimento monocratico, provvisorio, temporaneo, senza contraddittorio, che disapplica ad personam una legge dello Stato e non ha precedenti», sostiene.



Nel frattempo, i ricorsi non mancano. Bocciato dal Tar quello del Movimento Cinque Stelle che chiedeva lo scioglimento del consiglio regionale, pende quello presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia che chiedono ai giudici di accertare che De Luca va considerato sospeso di diritto dalla carica sin dal momento della sua proclamazione per effetto dell’automatica e diretta applicazione della Legge Severino. A rappresentare Forza Italia e Fratelli d’Italia è l’avvocato molisano Salvatore Di Pardo, il legale che aveva ottenuto la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi dopo la condanna per il processo Mediaset in favore del primo dei non eletti, Ulisse Di Giacomo.
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