Bassolino: «Pd, primarie subito per vincere a Napoli e Roma»

Bassolino: «Pd, primarie subito per vincere a Napoli e Roma»
di Pietro Treccagnoli
Sabato 10 Ottobre 2015, 09:21 - Ultimo agg. 10:43
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Parla da candidato, Antonio Bassolino. Il dado non è ancora tratto, ma lui sta schierando le truppe e illustrando i temi. Ogni occasione è buona per continuare il gioco con il Pd napoletano, agendo come il gatto con il Topo (e più ancora con il Casillo), fingendo di nascondere le sue intenzioni che sono ormai chiare a tutti. L’obiettivo dell’ex-sindaco adesso è stanare le debolezze del proprio partito, la mancanza di un serio nome alternativo, ma soprattutto l’evanescenza di una politica dem a Napoli che finora si è dimostrata succube dell’agenda e delle bizze di Luigi de Magistris.



Passo dopo passo, quindi, incontro dopo incontro, post dopo post, tweet dopo tweet. Uno stillicidio. L’occasione, ieri sera, era la presentazione del libro di Samuele Ciambriello («Caste e castighi», edito da Guida; con l’autore c’erano, oltre a Bassolino, Vincenzo Acampora e Simona Brandolini, a moderare e a stuzzicare). La sede era Rosso Democratico, a Capodimonte: una stanza fronte strada, zeppa come un uovo, con pubblico in piedi e alle pareti manifesti di Enrico Berlinguer. L’ex-ingraiano era nel suo, con il suo popolo, in un’atmosfera che profumava molto di sezione, più che di rarefatto circolo.



Ha parlato anche da leader, Bassolino. Allargando, come fa sempre, il discorso a temi nazionali. Ed ieri sera ce n’era di carne a cuocere, perché le dimissioni di Ignazio Marino e il conseguente voto romano hanno trasformato le amministrative di maggio prossimo nella prova del fuoco per Matteo Renzi. «Questo voto vale come tre elezioni politiche assieme» ha spiegato vestendo contemporaneamente i panni di politico e politologo. «Si vota a Roma, Milano e Napoli. Non voglio neanche pensare che cosa accadrebbe in Italia se in due di queste città il Pd perdesse. Potrebbe saltare l’attuale situazione politica». E saltare pure il machiavellico fiorentino. Bassolino non lo dice esplicitamente, ma il segnale è spedito. Certo, da ieri, al Nazareno, sono molto più concentrati a sbrogliare la matassa della Capitale che a pensare ad altri grovigli. Ma dopo Roma, per il premier c’è, di sicuro, la patata bollente di Napoli, dove i democratici non possono permettersi di perdere.



Il candidato-non-candidato ha parlato, quindi, di povertà (uno dei temi della serata e della giornata dopo le dichiarazioni del presidente dell’Inps, Tito Boeri, fatte proprio in città), di reddito di cittadinanza, di tsunami demografico nel Sud. Ma tutti volevano sapere della candidatura. Bassolino è troppo intelligente e scafato per non rovesciare il ragionamento a modo suo. «Il punto principale è Napoli, poi il Pd, infine io» ha replicato. «Tutto il dibattito su di me in Rete e sui giornali non avrebbe senso se la città non attraversasse un fase di crisi politica».



E ha aggiunto: «Le elezioni comunali sono innanzitutto un giudizio sul sindaco uscente che deve essere confermato, non può rischiare di essere bocciato. Lo so bene io che ho fatto quattro elezioni dirette e le ho vinte tutt’e quattro». Per Bassolino, però, DeMa resta un osso duro, forse più dei Cinque Stelle. È in risalita, lo ammette lui stesso, anche se prova a ridurre tutto a una battuta: «De Magistris ha saputo capovolgere a proprio favore la sospensione della legge Severino facendo il sindaco di strada: è stata una grande opera di arte contemporanea, una forma di body art».



Bassolino già pregusta la sfida con il sindaco della bandana. E per come si sarebbe polarizzato il voto, secondo alcuni sondaggi artigianali dei siti dei quotidiani, la battaglia per Palazzo San Giacomo sembra proprio tra il rosso rinnovato e l’arancione. «Sebbene» hanno commentato nell’entourage del ex-primo cittadino «i sondaggi siano impostati male con due possibili candidati per ogni partito e de Magistris da solo nel proprio schieramento, Bassolino resta l’avversario più forte».



Il nodo da sciogliere, con o senza l’avallo di Roma, è, però, sempre lo stesso: la data delle primarie. A Capodimonte, ad assistere al dibattito, c’era pure Elisabetta Gambardella, presidente dell’Assemblea provinciale del Pd e membro della segreteria alla quale spetta l’eventuale decisione delle primarie. Le orecchie le saranno fischiate. «Le prossime Comunali napoletane» ha insistito Bassolino «sono in salita per tutti, per de Magistris, per i Cinque Stelle, per il centrodestra, ma il Pd deve scalare una montagna».



E i più maliziosi, considerata la passione per l’alpinismo dell’ex-sindaco, hanno percepito l’ennesima sfumatura per l’autocandidatura. «Se si fanno le primarie il prima possibile» ha concluso con la collaudata oratoria «il Pd si porta avanti di un bel pezzo nella salita, si dà al candidato il tempo necessario per fare una campagna elettorale sui temi reali della città. Se, invece, in tre si riuniscono in una stanza la battaglia diventa più difficile. È meglio se alla decisione partecipano migliaia di cittadini. Per Napoli è una strada doverosa, la scelta giusta perché si combatte. E io vorrei un Pd che combattesse. È inammissibile andare avanti senza neppure combattere, scegliendo un candidato non competitivo».
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