Tanti auguri “Okay”: da 175 anni è espressione universale

Tanti auguri “Okay”: da 175 anni è espressione universale
di Anna Guaita
Domenica 23 Marzo 2014, 18:48 - Ultimo agg. 18:51
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Prima di Internet, erano i giornali a creare la fortuna di idee o parole. E fu proprio un giornale, per scherzo, a creare la parola più usata in assoluto al mondo: OK (per esteso: Okay). Oggi, domenica 23 marzo è l'"Ok Day", il giorno in cui si festeggia il 175esimo compleanno della parola che tutti usiamo per dire «sì, va bene». Un compleanno un po' artificiale a dire il vero, perché OK si diceva già da tempo, ma quel marzo del 1839 fu effettivamente la prima volta che la parola comparve nero su bianco sulle pagine di un giornale. Era stata usata, ma mai ufficializzata.



Il fatto che il direttore del “Boston Morning Post”, allora un quotidiano molto popolare, avesse deciso di includerla in un articolo servì a sdoganarne l'uso dappertutto. Entro la fine del '39, OK era comparso sul “Boston Evening Transcript”, sul ”New York Evening Tattler” e sul “Philadelphia Gazette”. Il termine diventava di uso comune, almeno in tutta la costa est. Ma ci vollero le presidenziali dell’anno seguente, del 1840, perché mettesse radici al livello nazionale. Il presidente Martin Van Buren correva per la rielezione, contro un eroe di guerra molto popolare, William Henry Harrison. Van Buren era nato e cresciuto nella cittadina di Kinderhook, ed era stato soprannominato "Old Kinderhook", così i suoi simpatizzanti usarono le iniziali, O e K, e crearono lo slogan elettorale «OK Van Buren!» fondando anche gli "OK club" che lo sostenevano. Van Buren in realtà non ce la fece. La crisi economica favorì Harrison, che però fu sfortunatissimo lo stesso: morì neanche un mese dopo essere stato inaugurato.



Ma la parolina a quel punto non la schiodò più nessuno: nei 26 Stati che allora costituivano gli Stati Uniti (oggi sono 50) divenne di uso comune dire OK, per significare «sì, va bene». Certo non era considerata un'espressione molto elegante. Negli anni tanti studiosi di linguistica hanno cercato di identificare l'origine della parola, e sono corse varie ipotesi, ad esempio che venisse dal greco «Ola Kalà», tutto bene. O dallo scozzese «Och Aye», certo. Ma è stato il professor Allen Walker Read, lessicografo, professore alla Columbia University e presidente della società americana di semiotica, a scoprire nel 1941 la vera origine popolare del termine. La creazione di OK, inizialmente scritto O.K., era avvenuta per uno scherzo.



L’ottocento Nell'Ottocento, fra i giovani eruditi e alla moda di Boston si era affermata l'abitudine di creare acronimi volutamente errati. O.K. voleva significare All Correct : cioé «tutto giusto», ma ovviamente tutto giusto non era, visto che nelle due parole all correct non compaiono le iniziali O e K. Simili acronimi "errati" erano in uso, come KG per dire «non va bene», dalle parole Know Go, o KY per dire «è inutile» da Know Yuse. E' difficile spiegarne l'ironia oggi, ma si può fare un paragone con gli acronimi usati in Internet nei nostri giorni: lol per dire «laughing out loud» (gran risata) o yolo per dire «you only live once» («si vive solo una volta»). Ma come lol o yolo sono viste oggi come espressioni poco eleganti, così OK ottenne uno status più elevato solo quando la usò pubblicamente il presidente Woodrow Wilson nel 1918.



Il professor Allan Metcalf, docente di letteratura inglese al MacMurray College, nell’Illinois, considerato oggi la massima autorità mondiale della storia e dell’uso della parola OK, su cui ha anche scritto un bestseller (OK: The Improbable Story of America's Greatest Word, Oxford University Press, 2010) ha provato che i grandi autori americani dell’Ottocento snobbarono volutamente quella parolina, e solo Wilson la nobilitò.



L’intonazione Da allora però è finita dappertutto. Ed è forse l'unica parola che viene capita in tutte le lingue del mondo, basta darle un'intonazione diversa: Ok? Ok! E non viene usata solo per parlare, diventa un'affermazione positiva: ovunque troverete un "Ok Restaurant", o un "Ok Motel", un "Ok Caffè". Negli Usa c'è anche un "Ok Magazine" dedicato ai pettegolezzi di Hollywood. Popolarissimo è il gruppo musicale di Chicago, "Ok Go", che su YouTube è famoso per i suoi video originali e scherzosi. La brevità ed efficienza di "ok" nel definire uno stato d’animo o una situazione si è inoltre rivelata preziosa ora che dilagano le comunicazioni concise con i cellulari, gli sms, i whatsapp, i tweet, dove cioè bisogna risparmiare spazio. Si può anzi dire che il Web abbia assicurato una seconda gioventù a questa parolina vecchia 175 anni. Ok?