Coincidenza fortunata, d'accordo. Ma è un segnale importante e in parte inatteso il boom 2022 dell'export della Mozzarella di Bufala Campana Dop (+30,2% sul 2021 contro una media del 12,8% degli altri distretti alimentari), segnalato dal Monitor Distretti di Intesa Sanpaolo proprio nel giorno in cui la Banca d'Italia conferma la crescita dell'economia campana, attraverso i dati e le statistiche del Rapporto annuale, presentato ieri nella sede di Napoli. Un +3,5% che è pressoché in linea con la tendenza nazionale ma all'interno del quale l'incremento delle esportazioni risulta persino superiore alla media dell'Italia (+29,4% in valore contro +20%) e del Mezzogiorno (+28,8%). Sono i settori di specializzazione regionale, dall'agroalimentare al farmaceutico, dall'automotive alla lavorazione dei metalli, a sostenere l'accelerazione ma tocca soprattutto alle costruzioni e ai servizi (turismo e ristorazione in testa) tirare la volata. Pure sul versante occupazionale, come anticipato dal Mattino nei giorni scorsi, gli indicatori si mantengono positivi (crescono i contratti a tempo indeterminato e il lavoro dipendente) anche se è difficile capire se sono stati recuperati per intero i numeri del 2019, già di per sé non proprio brillanti (il Nord resta lontano di almeno 20 punti percentuali, per intendersi).
Insomma, la Campania sembra essersi messa alle spalle almeno in parte le incognite legate prima al Covid, poi all'aumento del costo delle materie prime, infine all'inflazione. Ma cantare vittoria non ha senso. La manifattura, ad esempio, rimane stabile rispetto al 2021, la spinta degli investimenti privati sta rallentando nel 2023 (le imprese prefigurano una contrazione della spesa per beni capitali), il costo del denaro rimane alto per via della rischiosità dei termini di accesso. E i consumi, che pure sono tornati a salire, risentono soprattutto per i ceti più deboli dei rincari generati dalla guerra in Ucraina e dal successivo aumento dei prezzi anche per i prodotti di prima necessità. Non a caso nel Rapporto si parla espressamente di «povertà energetica», ovvero di un possibile incremento delle famiglie incapaci di acquistare i beni energetici essenziali tra riduzione del potere d'acquisto e rincari.
Introdotto dal Direttore della sede di Napoli, Marina Avallone, e illustrato nel dettaglio da Luigi Leva e Luca Sessa, il Rapporto di Bankitalia dimostra anche che la fragilità del sistema degli enti locali è tutt'altro che un ricordo.
La Campania, però, ha molte frecce al suo arco, e non tutte ancora sfruttate. L'energia, ad esempio. Se ne parla anche nel pomeriggio, nel consueto approfondimento pubblico, con l'intervento in particolare del patron del Gruppo Getra, Marco Zigon, da sempre convinto della centralità del Mezzogiorno in chiave mediterranea: «Proprio recentemente spiega il presidente di Matching Energies - le istituzioni Ue hanno previsto di aumentare la quota vincolante di energie da fonti rinnovabili nel mix energetico. Bisogna, quindi, aumentare la quota di elettrico nel mix totale di energia e, nell'ambito di quest'ultimo, come detto, bisogna aumentare la quota di rinnovabili». Ciò significa, insiste l'industriale, che «il Mezzogiorno, già hub energetico del Paese per le rinnovabili, ha dalla sua un naturale futuro come hub energetico in uno scenario euromediterraneo allargato, che vedrà cospicue ricadute sulla filiera industriale e tecnologica delle rinnovabili e della smart energy con una richiesta di nuovi modelli imprenditoriali, di competenze e cambiamenti di comportamento nonché un forte incremento delle reti. E quindi, nuovi investimenti sulle reti che comporteranno, a livello nazionale e a livello europeo, una forte domanda del settore tradizionale elettrico ed elettromeccanico». Prepararsi a questa sfida sarebbe il minimo e farlo al Sud un obbligo pressoché inevitabile.