Sanità Campania, la Corte dei Conti: spreco da 16 milioni, ci sono 523 primari in più e reparti fotocopia

Sanità Campania, la Corte dei Conti: spreco da 16 milioni, ci sono 523 primari in più e reparti fotocopia
di ​Maria Pirro
Sabato 6 Febbraio 2016, 07:58 - Ultimo agg. 12:07
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In Campania ci sono ancora 523 primari in più, anche uno ogni due o tre ricoverati. Nella regione che chiede agli ammalati i ticket più alti d'Italia per saldare i debiti accumulati nel passato da Asl e ospedali, si pagano ancora 1915 indennità di «dirigenza» in eccedenza rispetto alla dotazione organica prevista. Ma qui si guarisce di meno che nel resto del paese: i livelli di assistenza sono infatti tra i più bassi, e questo anche a causa di reparti doppione e servizi frammentati, tutto «incide in senso negativo sulla efficacia e l'efficienza, in generale, del rendimento del servizio sanitario regionale, comportando un impiego scorretto e dispersivo delle risorse pubbliche». A sollevare il caso è la magistratura contabile che fa quello che la classe politica ha sempre rimandato: in base alle stesse indicazioni tecniche della Regione, indica quanti reparti nella stessa struttura vanno accorpati per legge (in modo da eliminare i troppi primari e vice e quindi incarichi e indennità, più che ridurre i posti letto), poi calcola il danno erariale dovuto alla riorganizzazione mancata, invita a dedurre 29 persone tra manager ed ex e dirigenti di Palazzo Santa Lucia (ma anche rettori delle due università partenopee sono tirati in ballo, tutti potranno chiarire la propria posizione nei prossimi 30 giorni), e soprattutto punta a eliminare sprechi che diventano insopportabili in tempi di crisi. Le indagini sono affidate alla Guardia di Finanza.

I nuovi parametri
In realtà, è proprio la spending review decisa con il ministro Renato Balduzzi e il premier Mario Monti a imporre il giro di vite. Nel Patto per la Salute 2010-2012 è stabilito che ci siano 17,5 posti letto in ospedale ogni struttura complessa (il nome più tecnico dei reparti), 13.515 abitanti per le strutture complesse in ambito territoriale (riferite alle Asl), e che siano previste 1,31 strutture semplici per ogni struttura complessa. Che cosa accade in Campania? L'allora presidente della Regione, Stefano Caldoro, si adegua, firmando nel 2013 il decreto regionale numero 18, in qualità di commissario ad acta per il rientro sanitario. Prevede, esattamente, una struttura complessa ogni 22 posti nei presidi ospedalieri delle Asl, una per ogni 16 letti nelle aziende ospedaliere, una ogni 14 per le aziende ospedaliere universitarie e Ircss (formula con cui è inquadrato l'istituto oncologico Pascale). Non solo: un gruppo di lavoro viene chiamato a esaminare le proposte dei nuovi atti aziendali, da adottare in Asl e ospedale, è composto tra l'altro da qualificati e stimati dirigenti di Palazzo Santa Lucia. Tramite precisi decreti, è ribadito l'obbligo di conformarsi alle indicazioni, almeno in corsia. Ma anche i "controllori" finiscono nel mirino della Corte dei Conti.

Il danno erariale
Stando agli atti del fascicolo, si adegua ai parametri solo l'Asl Napoli 1 Centro, mentre si riscontrano risultati parziali e ancora troppe strutture complesse in tutte le altre aziende sanitarie universitarie e ospedaliere. «Un record è detenuto dall'Asl Napoli 3 Sud, che ha in più 104 vice primari, nel 2014, e ancora 93, nel 2015», spiega per la Guardia di Finanza il capitano Luca Gelormino, che svela da dove sono iniziate le verifiche poi estese a tutta la regione. Il reparto di nefrologia, nel presidio ospedaliero di Nola, che fa riferimento, appunto, a questa azienda sanitaria: «Ha un primario più lo staff con un solo posto letto». Un caso non isolato, aggiunge il colonnello Carmine Virno, al comando del Gruppo operativo di Torre Annunziata. Le spese maggiori contestate ai policlinici, all'Asl di Salerno, Napoli 2 Nord Pascale (tabella a lato). Tra gli esempi citati, invece, nella conferenza stampa in Procura, per illustrare i risultati dell'indagine, ci sono le tre neurochirurgie del Policlinico Federico II e superaffollati cinque reparti di medicina al Cardarelli. Quali strutture tagliare, però, non è stabilito da finanzieri e magistrati ma deve essere deciso, precisano loro, in base ai volumi e ai risultati di attività: un modo per dire che spetta ai tecnici della sanità fare le valutazioni del caso. «Ma, nei sopralluoghi in ospedale, abbiamo trovato anche dirigenti senza pazienti, per lavori in corso». Un modo per aggiungere che le storture comunque sono spesso evidenti.

L'ultimatum
Secondo i calcoli della Corte dei Conti, gli incarichi «extra» costano oggi più di 30mila euro al giorno, oltre un milione o addirittura due milioni al mese. In tempi di crisi, la spesa contestata («esclusivamente conteggiando le voci aggiuntive, non l'intero stipendio», precisa il pm Ferruccio Capalbo, titolare dell'inchiesta aperta dalla Corte dei Conti) ammonta a 16 milioni di euro nell'ultimo anno, tra il 2014 e il 2015. «Ma il vero problema è che lo sperpero continua», sottolinea il magistrato. Di qui la richiesta cautelare, formulata alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, chiamata a decidere il 29 febbraio, affinché «venga emanato l'ordine di ridurre tutti i posti individuati in esubero (primari e vice primati) con conseguente immediata interruzione delle retribuzioni accessorie». Tuttavia, la procura contabile dà innanzitutto un ultimatum alla Regione, oltre che ai nuovi e in alcuni casi agli stessi manager della sanità. Difatti, il governatore-sceriffo è deciso a far scattare le contromisure prima dell'udienza: «La Corte dei Conti segnala pesanti irregolarità nella gestione della sanità campana negli passati. Uno squarcio impietoso su elementi degenerativi contro i quali abbiamo avviato una battaglia rigorosa», spiega. «La Corte dei Conti ci aiuta voltare pagina radicalmente nella nostra Regione». Già fissata per oggi una conferenza stampa. Il provvedimento (che ha per oggetto il «danno pubblico») ieri mattina è stato notificato anche al presidente Vincenzo De Luca e al commissario per la sanità nominato dal governo nazionale Joseph Polimeri. Entrambi ora hanno un ulteriore, poderoso strumento per realizzare tagli impopolari ma a questo punto obbligati. Anche perché, altrimenti, dovrebbero rispondere loro in prima persona. «L'obiettivo dell'inchiesta è fermare l'emorragia di soldi pubblici. Con questo spirito la Corte dei Conti collabora con le istituzioni ed è dalla parte dei cittadini», dice soddisfatto Capalbo, accanto al procuratore capo Tommaso Cottone. Sì, perché la sanità in Campania porta a un doppio salasso. Il primo è richiesto per le cure, considerato che qui gli ammalati chiamati a pagare tasse da record in cambio anche di servizi scadenti, l'altro è imposto dalla mancata riorganizzazione. Che, a sua volta, ha un costo per le casse regionali. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sottolinea: «I controlli vanno fatti e le norme vanno rispettate; quando non sono rispettate, come si vede, alla fine si incorre in sanzioni».

Quarantanove i provvedimenti giudiziari - 29 inviti a dedurre e 20 ordini autoritativi - emessi nei confronti di dirigenti di aziende sanitarie, ospedaliere ed universitarie di tutta la Campania. Ma, contro le irregolarità, afferma Lorenzin, «sarà utile la nuova norma di istituzione di un Albo nazionale dei manager».

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