Legge Severino. I renziani: «Non si tocca, decide la Corte»

Legge Severino. I renziani: «Non si tocca, decide la Corte»
Martedì 3 Marzo 2015, 08:45
3 Minuti di Lettura
Da oggi «tutti al lavoro» con Vincenzo De Luca. All'indomani delle primarie in Campania, è questo l'input che arriva da Matteo Renzi al Pd: non mettere in discussione la candidatura dell'ex sindaco di Salerno. Il partito appare spiazzato da un successo tutt'altro che scontato, giunto al termine di un percorso travagliato. Nelle ore in cui De Luca annuncia una «rivoluzione democratica» e rivendica di non essere espressione «dell'apparato», le reazioni dei Dem di ogni colore sono fredde. Ma ai gazebo non si sono registrate irregolarità «patologiche», certifica Lorenzo Guerini. Con De Luca, aggiunge, si avvierà adesso «un lavoro corale di tutto il partito e della coalizione» per vincere le elezioni regionali. Ma la vittoria, è la consapevolezza, potrebbe essere azzoppata e De Luca subito sospeso dall'incarico a norma di legge Severino.



La partita campana non spegne, intanto, le polemiche tra maggioranza e minoranza del partito. A rinfocolarle è Roberto Giachetti che sostiene che la sinistra dem «ricatta Renzi» e resta nel Pd per visibilità. «Sono preoccupato - sbotta Gianni Cuperlo - È questo che vuoi, Renzi? Liberarti di un pezzo di partito? Cacciare gli eretici?». L'ex sfidante si appella al premier e assicura di non voler lasciare il Pd, a meno che non virasse a destra, perché non lo sentirebbe più come la sua casa. Renzi apprezza le sue parole e in serata interviene a placare gli animi: nessuno pensa a epurazioni nel Pd ed è bene che nessuno dica di volere scissioni. Ciascuno, è l'invito del segretario, esprima le proprie idee nel rispetto reciproco.



De Luca è condannato in primo grado per abuso d'ufficio e perciò un minuto dopo l'elezione potrebbe essergli notificata la decadenza. È per questo che fin d'ora l'ex sindaco non solo annuncia che farebbe immediatamente ricorso al Tar, ma prova subito a chiedere al Pd qualcosa in più: cambiare la legge.



Una richiesta, spiegano esponenti della segreteria Pd, che difficilmente potrà essere accolta. Anche se Debora Serracchiani ha dichiarato che bisogna rivedere il funzionamento di quella legge, Renzi ha infatti a più riprese detto che quelle norme non si toccano. E, spiega un renziano, «riaprire in campagna elettorale le porte della Severino, vorrebbe dire non solo esporsi nei confronti di FI e di Berlusconi, cui quella legge si applica, ma anche alle critiche degli altri partiti». Ma c'è di più: anche su un piano giuridico è controverso come si potrebbe intervenire a migliorare la Severino. Perciò la decisione sembra al momento quella di aspettare che si pronunci la Corte Costituzionale, già interpellata dal 'caso De Magistris'. Sul piano politico, le diverse componenti del Pd appaiono spiazzate dalla vittoria (52% a 43%) di De Luca contro Andrea Cozzolino, sostenuto dalla maggioranza del partito e da un pezzo della minoranza. Si contano sulle dita di una mano i messaggi di congratulazioni. Ma se Pippo Civati, critico con tutti i candidati, afferma che «vince Salerno contro Napoli», Guerini ferma sul nascere le polemiche: oltre al plebiscito nella sua città, spiega, De Luca ha avuto «un ottimo risultato» anche a Napoli, dove a sorpresa è stato di poco sotto a Cozzolino. Lo stesso sfidante annuncia che non presenterà ricorsi e qualche contestazione, certifica il vicesegretario, è «fisiologica».



Il dato innegabile del voto di domenica in Campania e nelle Marche, sottolineano Renzi e i suoi, è la grande partecipazione e la regolarità di un «voto libero».
Viene smentito così sia chi, dopo gli ultimi flop, sentenziava la morte delle primarie, sia chi, come Roberto Saviano, invitava gli elettori a non votare. Si può anche fare «un tagliando» alle regole delle primarie, concedono i renziani a chi dalla minoranza Pd invoca a gran voce delle modifiche, ma lo strumento resta valido.
© RIPRODUZIONE RISERVATA