IL COLPO DI SCENA
Un colpo di scena notevole: in quell’aula di tribunale si è chiesto alla Storia di piegarsi alla pietà per un uomo ormai anziano, che per 75 anni, così hanno assicurato i suoi legali ha condotto una vita irreprensibile. La parola ora passa alla difesa: lunedì anche l’imputato potrà rendere le sue dichiarazioni finali. La decisione del giudice è attesa per giovedì. Bruno D. è stato guardiano del lager di Stutthof, fra l’agosto 1944 e l’aprile 1945, dopo essere entrato nelle Ss.
Per quel campo di concentramento e di sterminio subito dopo la Guerra furono eseguiti sei processi: i primi portarono a delle esecuzioni sbrigative e propagandistiche. Ora questo nuovo processo.
L'ACCUSA
La Procura, nell’udienza di aprile scorso, lo ha accusato di essere “un ingranaggio nella macchina del delitto e che era a conoscenza delle circostanze” e di “essere stato in grado di contribuire all’esecuzione degli ordini di uccisione”. Nella sua requisitoria la pubblica accusa Mahnke ha sottolineato che Bruno D. aveva “chiaramente identificato” l’entità del male, aveva “volutamente guardato altrove nei momenti decisivi”. La conclusione del pubblico ministero era stata durissima: “In una situazione del genere non basta voltarsi e aspettare la fine”, anzi è “la lealtà nei confronti dei criminali” che deve terminare. La sua condizione non era quella di una persona obbligata ad “eseguire gli ordini” in una situazione d’emergenza, ma quella di aver “contribuito all’assassinio” di migliaia di persone.
LA TESTIMONIANZA
All’inizio dell’udienza, la giudice Anne Meier-Goering ha fatto leggere le dichiarazioni di un’ex detenuta, Marga Griebach, oggi 92enne, che racconta di come venisse ogni volta presa dal terrore al momento della selezione nei campi e di come abbia dovuto salutare per l’ultima volta il fratello minore di 11 anni, che poco dopo finì gasato ad Auschwitz.“Guardando indietro, non riesco a capire come io abbia potuto sopravvivere a tutto questo: Stuthof era l’inferno in terra”.