Roma, botte in metro. Il pm: «Quei tre volevano uccidere»

Roma, botte in metro. Il pm: «Quei tre volevano uccidere»
di Michela Allegri
Giovedì 5 Gennaio 2017, 09:05 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 17:05
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Una due giorni folle e violenta, iniziata con un rave party a base di cocktail alcolici e droghe pesanti, e finita con le manette strette intorno ai polsi. Antonio Senneca, Luigi e Gennaro Riccitiello (stesso cognome ma nessuna parentela), originari di Caserta e in trasferta a Roma per partecipare a una festa, a bordo della metro B hanno picchiato selvaggiamente un passeggero inerme, dopo un diverbio banalissimo. Ora, sono a un passo dal banco degli imputati: il pubblico ministero Luigi Fede ha chiesto che vengano processati con rito immediato con l'accusa di tentato omicidio.

 

L'ACCUSA
Per gli inquirenti, infatti, i tre erano consapevoli di poter uccidere la vittima, Maurizio Di Francescantonio, 37 anni, colpevole solo di aver chiesto di spegnere una sigaretta accesa all'interno di un convoglio in corsa. I fatti risalgono al pomeriggio del 18 settembre. Sono le 15, Senneca e i Riccitiello non dormono da quasi 48 ore. La loro parentesi di follia si è aperta alle 21 di sabato e non si è ancora chiusa. Sono arrivati a Roma da Caserta per andare nella discoteca Spazio Novecento, all'Eur. Poi, hanno raggiunto un rave. Hanno bevuto e si sono drogati fino allo stremo. I ragazzi, ancora sballati dagli stupefacenti, salgono sulla metro B. Devono uscire a Termini, per prendere il treno diretto a casa. In stazione, si dimenticano di scendere. A quel punto, Maurizio e sua madre entrano nel vagone. I casertani fanno confusione, fumano. Il trentasettenne chiede loro di spegnere le sigarette. Viene prima insultato e poi picchiato con violenza inaudita. Anche la madre della vittima viene spintonata.

IL PESTAGGIO
Il pestaggio viene ripreso dalle telecamere di sorveglianza della metro, dettaglio che consentirà agli inquirenti di inchiodare gli indagati. Alla stazione Bologna, il gruppetto di picchiatori si allontana. Senneca e Luigi Ricciarello, 25 e 27 anni, vengono fermati dopo una decina di minuti dalla polizia. Gennaro, che con i suoi 22 anni è il più giovane del gruppo, verrà arrestato dopo pochi giorni. Per il gip Ezio Damizia, i tre erano consapevoli di poter uccidere Maurizio. Nell'ordinanza il giudice scrive che gli indagati hanno manifestato «totale incapacità di autocontrollo» e si sono dimostrati in grado di compiere atti di «inusitata violenza». Hanno malmenato «con furia la vittima, colpendola con calci in testa mentre a terra esanime - continua il gip - hanno perseverato in questa condotta», arrestandosi solo per l'intervento degli altri passeggeri.

L'INTERROGATORIO
Senneca, in lacrime durante l'interrogatorio di garanzia, dichiara di avere ricordi confusi, perché era «fatto». Per lui non c'è solo la contestazione di tentato omicidio: deve rispondere anche di lesioni in danno della madre di Maurizio e resistenza a pubblico ufficiale. Quando gli inquirenti gli mostrano le immagini riprese dalle telecamere, il ragazzo ha un moto di pentimento. «Ora mi sto rendendo conto, queste cose non le ho fatte mai, ne ho fatte altre ma mai queste. Sono un uomo di m», dice prima di scoppiare di nuovo a piangere. Solo poche ore prima aveva tentato di opporsi all'arresto, prendendo a pugni la parete di cartongesso della Questura.