L’Intelligenza Artificiale Made in Italy conquista la medicina americana

L’Intelligenza Artificiale Made in Italy conquista la medicina americana
L’Intelligenza Artificiale Made in Italy conquista la medicina americana
di Guglielmo Sbano
Mercoledì 20 Dicembre 2023, 17:00
4 Minuti di Lettura

Nell’era contemporanea l’intelligenza artificiale viene definita come un’innovazione avveniristica e, tra gli innumerevoli campi di applicazione potrebbe esserci anche quello di salvare vite umane. In questo scenario non manca il Bel Paese, capitale di grandi startup e aziende che stanno investendo in numerosi “Ai Project” avanzati in grado di migliorare la vita quotidiana, rendendola più immediata. L’ultimo, in ordine di tempo, ha un nome preciso, ovvero “Katherine”: più in dettaglio, si tratta di un avatar conversazionale, il primo nel settore sanitario ad essere dotato di Large Language Model verticale e quindi in grado di comprendere e parlare alla perfezione il linguaggio medico, realizzato dall’impresa senese QuestIt. Il virtual twin, dai primi mesi del 2024, sarà a disposizione dei professionisti del Massachusets General Hospital per aiutarli, nell’ottica del programma Raising Healthy Hearts, a salvaguardare la salute cardiovascolare di bambini e adolescenti di età non superiore ai 18 anni da fattori rischiosi come l’ipertensione e il colesterolo alto.

«L’Ia è il presente e sarà il futuro della medicina – afferma Oscar Benavidez, capo della Cardiologia Pediatrica – Katherine ha un grande potenziale per essere un valido alleato nella lotta contro le malattie cardiovascolari, le quali, purtroppo, stanno diventando sempre più comuni anche nei giovani.

Grazie a quest’innovazione all’avanguardia, orientata al Question & Answering, i professionisti in carne ed ossa dell’ospedale e i pazienti saranno in grado di dialogare con lo stesso avatar e proprio al continuo confronto, l’assistente virtuale sarà capace di creare report accurati». 

Ora la domanda è: in che modo questo avatar può essere utile all’interno di un contesto come quello ospedaliero? Dal punto di vista prettamente operativo, il Massachusetts General Hospital inoltrerà una comunicazione via mail ad un campione specifico di famiglie, in particolar modo quelle con bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni. Questi giovani, attraverso ricerche e analisi pregresse, vengono precedentemente identificati per aver manifestato fattori di rischio per la salute del loro cuore come ipertensione a riposo, colesterolo alto e problemi legati al sonno. Per affrontare queste situazioni delicate, le famiglie saranno invitate a compilare due questionari cliccando un link contenuto proprio nell’email. Il primo mira a comprendere le abitudini dei pazienti, soprattutto alimentari, mentre il secondo approfondisce le loro sfere sociali e psicologiche. Una volta cliccato il collegamento, si aprirà una schermata user-friendly con Katherine che guiderà le persone alla compilazione dei documenti in modo veloce e naturale. Ultimato il processo, i dati verranno raccolti ed inoltrati ad un team di professionisti in carne ed ossa composto da cardiologi, nutrizionisti e psicologi. Questi ultimi, in base alle necessità dei diretti interessati, elaboreranno terapie su misura utili a migliorare il benessere generale dei diretti interessati.

Ulteriori indicazioni più tecnologiche, legate al funzionamento dell’avatar Katherine, arrivano direttamente Ernesto Di Iorio di QuestIt: «Velocità, immediatezza e precisione, questi sono i vantaggi correlati dall’inserimento di un digital human all’interno di un contesto operativo come quello sanitario. Katherine è l’esempio vivente che l’Ia italiana sta crescendo e, soprattutto, attirando l’attenzione delle più grandi potenze globali. Inoltre, tengo a precisare che il nostro avatar, grazie alla tecnologia di Large Language Model specializzato, è in grado di gestire in autonomia le cartelle cliniche presenti nel sistema di archiviazione dell’ospedale e conversare in autonomia con pazienti e medici in maniera precisa ed efficace, riducendo eventuali problemi legati alla privacy e al trattamento di dati personali che minano sempre più l’adozione di un’Ai generativa generalista. L’intelligenza artificiale, quindi, come nel caso di Katherine, può essere un più che valido alleato, nella lotta contro malattie e virus».

© RIPRODUZIONE RISERVATA