Le forme di un amore prog

Questa sera al cineteatro Partenio il concerto del Banco del Mutuo soccorso Nocenzi elogia “l’irpino” D’Alessio: «In lui c’è poesia, dolcezza ed evocazione»

Il Banco del Mutuo soccorso
Il Banco del Mutuo soccorso
di Massimo Roca
Venerdì 19 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo agg. 09:31
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I colori della musica sono anche quelli del Banco del Mutuo Soccorso. Si chiude con un sold out (questa sera alle 20.45) per un mito della musica italiana il cartellone che il Teatro Pubblico Campano ha allestito al Teatro Partenio in collaborazione con l’associazione I Senzatempo e sotto la direzione artistica di Luciano Moscati.

Una storia ultracinquantennale, seminale per il progressive italiano, e che ha resistito sia ai cambiamenti generazionali, grazie alla solidità del proprio spessore musicale. Ma anche a due perdite enormi: Francesco Di Giacomo il front man, la voce del Banco, ed il chitarrista Rodolfo Maltese.

Un doppio colpo tra il 2014 ed il 2015 che ha rischiato di mettere la parola fine ad una grande storia. Ed invece eccoli qui due concept album, Transiberiana (2019) e Orlando: le forme dell’amore (2022): il primo sul viaggio della vita il secondo dedicato ai mille volti dell’amore. L’ultimo prende spunto dall’opera di Ariosto e dal loro primo album, il mitico Salvadanaio del 1972, un disco che i collezionisti conoscono bene per il valore della prima stampa. Oggi bisogna romperne più di uno per potersi assicurare quella copertina (proprio a forma di salvadanaio) con la fessura (quella utilizzata per introdurre il denaro) da cui veniva estratta una striscia di cartoncino su cui erano stampate le foto dei componenti del gruppo.

«Non amiamo lo champagne ed i lustrini. Volevamo festeggiare i nostri 50 anni con un lavoro nuovo» spiega Vittorio Nocenzi, cervello e memoria storica della band. Nasce tutto nel 2013: «Merito di mio figlio Michelangelo che suggerì a me e Francesco di celebrare i 50 anni con un album completamente dedicato all'Orlando: il primo brano del primo album, quindi proprio l'inizio cronologico del nostro lavoro, cantava e celebrava l'Ippogrifo e Astolfo». Una riscrittura dell’Orlando furioso in uno scenario distopico con un Mediterraneo prosciugato che diventa “La pianura rossa”. Il tutto scritto a sei mani con le musiche di Michelangelo Nocenzi, i testi di Paolo Logli ed il contributo su entrambi di Vittorio. Il concerto che arriva al Partenio è diviso in tre parti: il primo album eseguito integralmente lascia il testimone ai nuovi brani.

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L’ultima parte è antologica. Trovano spazio gli evergreen Moby Dick, Paolo Pà, Lontano dà. Sul palco con Nocenzi ed il figlio, al piano e alle tastiere, Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica), Marco Capozi (basso), Dario Esposito (batteria) e Tony D’Alessio la nuova voce del Banco. Nocerino ma con oltre 20 anni vissuti ad Avellino: la sua è quasi una favola. Fu lo stesso Di Giacomo ad indicarlo come suo successore. «Francesco mi disse in maniera molto esplicita: “nel momento in cui io dovessi smettere, tu devi proseguire puntando su un giovane forte come Tony”». E D’Alessio ha portato il suo stile al Banco, non un nuovo Di Giacomo, ma semplicemente sé stesso: «In lui c’è poesia, passione, grinta, dolcezza, evocazione. Poi tanta umiltà ed umanità. E questo alla gente è arrivato subito».

Nocenzi ci regala un’anteprima assoluta: «Abbiamo iniziato a scrivere il prossimo album. Chiuderà idealmente una trilogia iniziata con i due ultimi lavori. Si chiamerà “Storie invisibili”. Celebrerà le storie di quelle persone normali, di quegli eroi del quotidiano i cui i nomi non saranno mai scritti su i libri di storia ed a cui non saranno mai dedicati monumenti. Ci sarà la storia di un mietitore, di un marinaio. E poi c’è l'ultimo muro di Granada. Ho immaginato il momento in cui i cattolici spagnoli riconquistano la penisola iberica e scacciano dalla Spagna i mori e gli ebrei. Uno di loro si domanda: perché mi cacciano? Io sono nato qua, mio padre è nato qua, mio nonno è nato qua. Una storia che sa molto di Palestina oggi».

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