Covid ad Avellino, cento ricoverati
al Moscati: è caos nel pronto soccorso

Covid ad Avellino, cento ricoverati al Moscati: è caos nel pronto soccorso
di Antonello Plati
Domenica 1 Novembre 2020, 12:00
4 Minuti di Lettura

Sfondata quota 100. Con i 9 ricoveri registrati ieri all'Azienda ospedaliera Moscati, il bilancio dei degenti Covid sale a 102: una trentina sono nel plesso Landolfi di Solofra, gli altri ad Avellino distribuiti tra Covid Hospital (dove ce ne sono 7 intubati in terapia intensiva) e i reparti di Malattie infettive, Medicina d'Urgenza e Geriatria.

La situazione difficilmente migliorerà nelle prossime ore.

Infatti, gli accessi in pronto soccorso continuano. Alle 20 di ieri sera, il reparto di Emergenza diretto da Antonino Maffei, era al collasso: l'area Covid era piena (una decina di casi sospetti erano ancora in attesa dell'esito del tampone) e tre ambulanze erano ferme, ormai da ore, all'esterno per l'impossibilità di sbarellare. Infermieri e operatori sociosanitari (Oss) soffrono più degli altri questa situazione di estremo disagio determinata da alcune falle nel sistema, che, segnalate più volte dalle parti sociali, non sono state colmate dalla direzione strategica durante l'apparente calma epidemica dei mesi estivi. 

LEGGI ANCHE Lockdown: Milano, Napoli e Torino verso la chiusura 

Domani una delegazione di paramedici guidata dai rappresentanti sindacali aziendali presenterà un documento al primario, al quale sarà chiesto di fare da tramite con il manager del Moscati. Non è più tollerabile, secondo gli infermieri e gli Oss, che le ambulanze con pazienti covid transitino per l'ingresso interno che è comune alla camera calda. Sostanzialmente, la richiesta è di allestire un pre-triage esterno (una tensostruttura fuori al Covid Hospital). Eppure c'è una circolare del Ministero della salute, trasmessa lo scorso maggio, che raccomanda accessi diretti dei mezzi di soccorso verso le aree Covid dei pronto soccorso: ad Avellino, purtroppo, non è mai stata presa in considerazione. Nonostante l'ipotesi sia stata avanzata anche dal capo dell'equipe medica dell'Unità di crisi per il Covid della Regione, Antonio Postiglione: «Abbiamo una linea di contatto in corso per l'ipotesi di ambulatori allestiti dall'esercito. Stiamo facendo delle valutazioni ma dobbiamo essere pronti ad ogni necessità». Sulla questione, venerdì scorso, c'è stato un confronto presso la direzione medica di presidio, ma al momento nessuna decisione è stata assunta.

Video

Problemi anche negli altri reparti. Non s'arrestano i «contagi interni». Mascherine, guanti, tute e calzari sembrano non bastare. Ieri altri tre sanitari sono risultati positivi al nuovo Coronavirus. Si tratta di due Oss in servizio in Medicina d'urgenza (uno s'è recato in pronto soccorso per l'aggravarsi della sintomatologia) e di un'infermiera della Geriatria. Quest'ultima avrebbe contratto per prima la malattia (probabilmente con contatti avuti non in ambito lavorativo) e avrebbe poi infettato il marito, Oss in Medicina d'urgenza. Quindi la catena del contagio che avrebbe coinvolto l'altro collega. Nei giorni precedenti, erano risultati positivi anche un anestesista e un infermiere del reparto di Anestesia e Rianimazione (non nel Covid Hospital, ma nella città ospedaliera). In totale, dall'inizio di questa seconda ondata epidemica, sono 16 gli operatori sanitari del Moscati che hanno contratto il virus sul posto di lavoro. Mentre sono 10 i pazienti entrati in ospedale per curare altre patologie e che hanno finito per infettarsi.

Domani potrebbero esserci ulteriori disagi. Gli infermieri che fanno riferimento al Nursing Up, incroceranno le braccia per 24 ore, dalle 7 fino alle 7 di martedì: «Siamo logorati e stanchi di essere presi in giro: prevediamo perciò una massiccia partecipazione per lanciare un messaggio al Governo ed alle Regioni che, nei fatti, stanno ancora una volta voltando le spalle con accompagnamento di inutili elogi e lodi sdolcinate», dice Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up. Il simbolo della protesta è un garofano bianco per ricordare i colleghi che hanno perso la vita durante la pandemia e per sottolineare il rispetto dei principi e dei valori ai quali si ispira la professione: «Da martedì saremo ancora una volta noi e solo noi, a rischio della nostra vita, a tentare di tirare fuori i cittadini dalle sabbie mobili in cui tutti siamo finiti», avverte De Palma che precisa come «quasi tutte le aziende sanitarie abbiano pubblicamente informato dei possibili disagi dovuti al rinvio delle prestazioni ordinarie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA