Ha tentato nuovamente di togliersi la vita Giovanni Limata, il giovane di Cervinara condannato a 24 anni di reclusione per l'omicidio di Aldo Gioia, padre della fidanzatina Elena, anche lei giudicata colpevole con la stessa pena. Il fatto si è verificato l'altro ieri sera. Il ragazzo, ristretto nel carcere di Bellizzi Irpino, si è provocato un taglio al braccio. Una ferita molto profonda che ha determinato una copiosa fuoriuscita di sangue. Non contento, Limata si è inferto ulteriori tagli su altre parti del corpo. Dopo i primi soccorsi all'interno della casa circondariale di contrada Sant'Oronzo, si è reso necessario il trasporto al pronto soccorso dell'ospedale Moscati di Avellino.
I medici gli hanno curato le ferite e applicato alcuni punti di sutura.
L'episodio accadde alla fine di gennaio del 2022. Il 23enne si tagliò la gola utilizzando il coperchio di alluminio di una scatoletta di tonno. Con lo stesso oggetto si ferì anche ai polsi. Come è accaduto l'altro ieri sera, pure in quell'occasione gli agenti penitenziari furono tempestivi nei soccorsi. Giovanni Limata e l'allora fidanzata Elena Gioia sono stati condannati a 24 anni di reclusione per l'omicidio di Aldo Gioia, padre della ragazza, avvenuto il 24 aprile del 2021.
La sentenza di condanna è stata emessa dal Tribunale di Avellino lo scorso 24 maggio.
Aldo Gioia, 53 anni funzionario tecnico della Fca di Pratola Serra, fu ucciso nel sonno con 14 coltellate. A sferrare i fendenti fu Giovanni Limata con la complicità di Elena Gioia, che all'epoca aveva compiuto da poco 18 anni. L'efferato omicidio avvenne poco prima delle 23 del 24 aprile nell'appartamento di corso Vittorio Emanuele al civico 253. Aldo Gioia stava dormendo sul divano di casa quando fu colpito dalle coltellate inferte da Limata. Aldo Gioia fu ucciso perché si opponeva alla relazione tra la figlia Elena e Giovanni Limata.
L'obiettivo, però, dei due fidanzati era quello di sterminare tutta la famiglia di lei, quindi anche la mamma e la sorella. Oltre ai due tentativi di suicidio messi in atto nel carcere di Avellino, Giovanni Limata già prima del delitto di Aldo Gioia si era reso protagonista di un altro gesto eclatante.
Era il 2019, quando minacciò di buttarsi giù dal ponte che sovrasta il fiume Conga in Valle Caudina. Il ragazzo di Cervinara si era invaghito di una adolescente che non ricambiava le sue attenzioni. Fu provvidenziale in quel caso l'intervento dei carabinieri che lo convinsero a desistere dai suoi propositi.
Anche successivamente a quell'episodio, Limata aveva inscenato altri gesti e reazioni scomposte per il no ricevuto dalla ragazzina di cui si era innamorato. In un'altra occasione, fu sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (tso) con il ricovero all'ospedale Landolfi di Solofra. Numerose anche le liti in famiglia, in modo particolare con il padre.
Una serie di fatti che conferma il carattere difficile del giovane di Cervinara, autore di uno dei più efferati delitti che si sono consumati ad Avellino e che hanno scosso l'intera comunità irpina.