Doc Campania, Caputo: «È una soluzione contro le troppe etichette»

Confronto ad Assindustria. L’assessore all’Agricoltura Caputo «Un foglio bianco da scrivere insieme»

Doc Campania, Caputo: «È una soluzione contro le troppe etichette»
Doc Campania, Caputo: «È una soluzione contro le troppe etichette»
di Alessandro Calabrese
Mercoledì 6 Settembre 2023, 08:36 - Ultimo agg. 14:48
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«La Campania Doc è ancora un foglio bianco da scrivere insieme ai produttori dei territori. Stiamo cercando di dare una strategia al nostro sistema agroalimentare e proprio per tutelare le nostre tipicità non si può restare fermi, ad esempio, di fronte a 256 aziende di diverse aree che vendono Greco e Fiano Igp senza particolari controlli». 

Così si è presentato alla platea di produttori vitivinicoli irpini l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, ieri nella sede di Confindustria Avellino per il terzo appuntamento del suo tour per promuovere l’idea di un’etichetta del vino che racchiuda sotto il suo ombrello la denominazione di origine controllata della Campania. 

Un progetto che in una provincia come quella irpina è stato percepito sin dall’inizio come un arretramento per le più famose Docg Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino, e anche altre produzioni di particolare qualità. Al tavolo dei relatori anche il presidente degli industriali irpini, Emilio De Vizia, che ha aperto l’incontro con i saluti di indirizzo, i tecnici di Nomisma, società alla quale Palazzo Santa Lucia ha affidato la realizzazione di un report, la presidente del Consorzio di Tutela dei Vini irpini, Teresa Bruno e il presidente della Commissione regionale Agricoltura, Maurizio Petracca, apparso su più aspetti decisamente non sulla lunghezza d’onda di Caputo. 

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L’assessore (fresco di approvazione in Giunta del disciplinare per l’esercizio dell’attività enoturistica e oleoturistica in Campania) ha spiegato che, nel medio termine, l’idea è quella di razionalizzare tutte le etichette esistenti di Indicazione e Denominazione e creare, magari, successivamente un’Igt regionale.

Mentre sulla salvaguardia delle tipicità ha dichiarato: «Non tocchiamo nulla delle tipicità che esistono e vanno preservate ma va fatta un’operazione di sistema per elevare quella che è la percezione del vino campano nel mondo. Ascolteremo tutte le istanze, la provincia di Avellino riveste un ruolo importante in questo comparto e le perplessità che esprime ci sono già arrivate. Ci sono tutte le condizioni per realizzare un progetto in maniera serena e alzare l’asticella. Passare da un’Igp a una Doc significa avere maggiori controlli e tutelare la qualità delle produzioni. Dalle prossime settimane cominceremo a scrivere una bozza. Questa è un’operazione da fare tutti insieme, altrimenti non ha senso». 

Per Maurizio Petracca l’approccio è quello del confronto e le preoccupazioni di un appiattimento espresse dai vitivinicoltori irpini legittime: «Per adesso non c’è ancora nulla di definito, se ci sono le condizioni per una crescita si andrà avanti altrimenti bisognerà modificare il tiro. Per 30 anni si è lavorato su questo territorio nel comparto vitivinicolo e quanto fatto non può essere messo da parte. Ma è anche vero che se tutte le province aderiscono, prima che l’Irpinia dica no si dovrà fare una valutazione di marketing. Bisogna capire quale sarebbe la ricaduta di una eventuale Campania Doc sulla Docg. Chiaramente è una cosa scrivere solo Campania Doc e un’altra e inserire sull’etichetta Fiano, Greco o Aglianico. La mia opinione è utilizzare questo progetto sulla spumantizzazione che è una produzione nata da poco. Terrei fuori i vitigni autoctoni come Greco e Fiano in Irpinia. Del resto la Docg è salvaguardata dagli areali che non si andranno a modificare». 

A rafforzare la tesi della necessità di un intervento nel comparto vitivinicolo i dati elaborati dalla società di consulenza Nomisma che hanno mostrato come i vini campani abbiamo una scarsa notorietà e un basso posizionamento competitivo, oltre che complessivamente siano l’1% della produzione italiana. Per la presidente Bruno la proposta è tutta da comprendere e da vagliare: «I nostri timori sono legati ad una possibile omologazione, nelle province campane i terreni, le colline e i monti sono diversi, quindi, non si può avere un vino uguale in tutta la regione».

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