Escursionismo, montagne poco sicure: ecco i consigli per non correre rischi

Mancano segnaletica e manutenzione

Trekking
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Lunedì 10 Luglio 2023, 09:35
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La passione per l'escursionismo esplosa in modo esponenziale è una risorsa da coltivare ma anche da regolamentare e rendere sicura. I due recenti incidenti occorsi in Campania hanno acceso i riflettori su un comparto turistico in forte ascesa, che però si sta sviluppando a macchia di leopardo, in modo spontaneo e talvolta incontrollato. Due i fatti di cronaca recenti: l'incidente lungo il richiestissimo Sentiero degli Dei che è costato la vita ad una giovane turista finlandese precitata in un dirupo per aver messo un piede in fallo e l'altro tra Roccapiemonte e Castel San Giorgio che ha tolto la vita ad un diciassettenne in escursione ciclistica lungo un sentiero. L'Irpinia guarda al fenomeno con molto interesse. La sua naturale vocazione ne dovrebbe costituire uno dei capitoli più importati nella programmazione turistica del territorio in grado di far convergere paesaggio, enogastronomia e cultura.

Un cocktail che una classe dirigente avveduta dovrebbe saper shakerare ed offrire ad un pubblico non solo locale. Ma prima dell'implementazione della parte software, c'è bisogno di curare l'hardware per dirla in termini informatici. «Il problema principale è che i fondi destinati al settore, sono tutti usati per le operazioni preliminari: staccionate, segnaletica e dintorni. Non si prevede nulla per la manutenzione» spiega Tonino Maffei dell'associazione Irpinia Trekking. «Se un segnale importante, in un punto nodale, viene divelto, nasce un serio problema. Senza ovviamente contare la cura del sentiero stesso: da noi la vegetazione è fitta. Se non c'è manutenzione spesso si può addirittura perdere il tracciato, da un anno all'altro. È necessario un monitoraggio sistematico». C'è poi un problema informativo: «Mancano spesso le tabelle descrittive con caratteristiche e difficoltà.

Taluni percorsi vengono pubblicizzati in modo superficiale. Parliamo del Sentiero degli Dei: si arriva non attrezzati, con calzature non adatte, senza nessun controllo in un percorso che presenta dei tratti stretti ed esposti. L'escursionismo ha delle specificità diverse da altre attrazioni turistiche. Non è il teatro, il sito archeologico o un agriturismo». Spesso nel mirino ci finiscono i parchi regionali: «Non hanno né personale né fondi. Gli unici che possono agire in modo sistemico sono i comuni, proprietari del suolo e come tali responsabili di quello che può accadere».

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Come se ne esce? «Il segreto è la collaborazione in ogni singolo comune, tra l'amministrazione, le associazioni e gli appassionati. Ognuno deve compiere la sua parte. Bisogna riservare delle cifre alle associazioni che in loco si occuperanno della manutenzione dei sentieri». C'è già una legge: «Quella del giugno 2020 sulla sentieristica attende da tre anni il decreto attuativo. Una legge che ha tanti lati positivi a partire dalla classificazione regionale dei sentieri. Prevede un ristoro da parte della Regione per la messa in sicurezza, la segnaletica, la valorizzazione. Introduce il soggetto gestore del sentiero: ogni Comune dovrà individuare un soggetto gestore e chiederà i fondi alla Regione in ragione di ciò creando un circuito virtuoso di responsabilizzazione». E poi c'è il lato economico: «Le amministrazioni non hanno ancora capito quale sia il potenziale di questo settore. Se la costa si affolla, dobbiamo essere pronti ad offrire alternative, partendo dalla sicurezza. Ed in questo anche i privati potrebbero intervenire anche con delle sponsorizzazioni. Penso ai tanti ristoranti che potrebbero costruire un sistema di turismo integrato». 

 

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