Estorsioni clan Sangermano, il pm: condanne per 68 anni

Il clan imponeva anche l'acquisto della mozzarella ai ristoranti irpini

Il tribunale di Avellino
Il tribunale di Avellino
di Alessandra Montalbetti
Martedì 26 Settembre 2023, 08:20
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Imponevano l'acquisto di mozzarelle a due ristoratori irpini: chiesti settantotto anni e quattro mesi di reclusione per sei imputati considerati affiliati del clan Sangermano e accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Una richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero antimafia Pietro Raimondi al termine della sua requisitoria davanti al giudice dell'udienza preliminare Chiara Bardi. Il pm ha chiesto 18 anni di reclusione per Agostino Sangermano, presunto capoclan del sodalizio operativo tra Nola e l'Irpinia, per suo cognato Salvatore Sepe, che si dedicava all'imposizione dei prodotti caseari in esclusiva a locali tra la provincia di Napoli e quella di Avellino, 12 anni per Paolo Nappi, presunto braccio destro del boss Sangermano, 12 anni per Onofrio Sepe (ai domiciliari), 10 anni per Ezio Mercogliano, considerato la "sentinella" del sodalizio, 8 anni e 4 mesi invece per Giuseppe Buonincontri.

Le richieste sono arrivate al termine del rito abbreviato per il quale i sei imputati hanno optato dopo che nei loro confronti era stato disposto il giudizio con il rito immediato. Agostino Sangermano è difeso dai penalisti Raffaele Bizzarro e Nicola Quatrano; Ezio Mercogliano difeso dagli avvocati Vittorio Corcione e Gaetano Aufiero; Onofrio Sepe e Paolo Nappi sono difesi dall'avvocato Raffaele Bizzarro; Sepe Salvatore, detenuto, è difeso dagli avvocati Raffaele Bizzarro e Giovanna Russo. Ai sei gli inquirenti contestano anche una serie di estorsioni per accaparrarsi terreni nell'alto casertano e per imporre le mozzarelle ai ristoratori irpini, tra cui al gestore Andrea Canonico del ristorante "Quagliarella" che si ribellò agli esponenti del sodalizio criminale.

Dopo le richieste avanzate dal pubblico ministero il processo è stato rinviato al 16 ottobre quando inizieranno le discussioni dei difensori.

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La sentenza, invece, prevista per il prossimo 24 ottobre. Ed ancora l'11 ottobre è invece prevista la discussione davanti al Collegio del Tribunale di Nola presieduto dal giudice Aurigemma del processo con rito abbreviato chiesto da Luigi Vitale, detto O'Stack difeso dagli avvocati Gaetano Aufiero e Umberto Nappi. Il 14 ottobre invece inizierà a Nola il processo ordinario per Nicola Sangermano e suo cugino omonimo Nicola Sangermano, Clemente Muto, accusato di concorso esterno. Ad avviso degli inquirenti «il suo operato ha contribuito inconfutabilmente ad incrementare ed assicurare l'egemonia del clan sul territorio di operatività e solidità». A lui sono state affidate le risorse economiche del sodalizio. «Grazie alle sue conoscenze, con i rapporti con altri professionisti e funzionari ha consentito ai componenti dell'organizzazione criminale ad aver accesso anche alle erogazioni pubbliche, nonché provvede al recupero delle somme di denaro prestate sotto forma di usura dalle persone inadempienti». Ad avviso dei pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia di Napoli grazie all'inserimento nel contesto associato Sangermano e all'elevata considerazione di cui godeva il commercialista Clemente Muto, residente a San Marzano di Nola, beneficiava di una riconosciuta e preponderante capacità di intimidazione nei confronti dei soggetti usurati e in generale di tutta la comunità. 

 

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