Fenestrelle, il Comune di Avellino: «Resort Villa Margotta, lavori irregolari»

Ordinanza del segretario generale per il ripristino dei luoghi

Villa Margotta sul torrente Fenestrelle
Villa Margotta sul torrente Fenestrelle
di Rossella Fierro
Mercoledì 13 Dicembre 2023, 10:55
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Ripristinare lo stato dei luoghi intorno a Villa Margotta a tutela del paesaggio del Parco del Fenestrelle. Il Comune, con ordinanza firmata dal segretario generale e dirigente del servizio strategico Sued, Vincenzo Lissa, intima alla ditta esecutrice dei lavori di trasformazione in resort turistico di Villa Margotta il ripristino dei luoghi entro novanta giorni. Il provvedimento è stato adottato dopo le verifiche avviate dall'ufficio urbanistica, su indicazione dell'assessore Emma Buondonno che aveva raccolto la segnalazione dell'ex vicesindaco, Antonio Gengaro, in merito ad operazioni di disboscamento in corso lungo gli argini del fiume intorno alla dimora gentilizia che sorge su via Zigarelli, esattamente ai margini dei confini urbanistici del parco del Fenestrelle. Buondonno, che proprio dalle pagine de Il Mattino aveva assicurato che i lavori di restyling della villa, composta da tre manufatti, non rientravano nel perimetro del parco urbano così come delineato dal Puc vigente, si era attivata subito per capire se ogni singola operazione fosse in linea con le autorizzazioni rilasciate dal Comune e dagli altri enti preposti.

Da quanto si evince dalla relazione del responsabile del procedimento, fatta propria dall'ordinanza di ripristino dei luoghi, alcune delle opere già realizzate sarebbero state eseguite in assenza di titolo edilizio o di autorizzazione paesaggistica. In particolare, l'ente di Piazza del Popolo contesta all'impresa di aver eseguito in assenza di titolo edilizio e di autorizzazione paesaggistica i lavori di movimentazioni di terreno con scavi e riporti, che hanno generato due piste del tipo a mezza costa in corrispondenza della scarpata che prospetta il torrente Fenestrelle, più precisamente in prossimità dell'inizio della proprietà su via Zigarelli che prosegue oltre l'ingresso dei parcheggi pertinenziali previsti dal progetto di trasformazione della villa e in corrispondenza dell'area ad est rispetto al fabbricato, generando una sorta di piazzale con scarpate lungo i lati est e nord mediamente di altezza di circa 2,50 metri creando, di fatto, un rilievo/riempimento.

Mancherebbe, sempre stando alle verifiche degli uffici, il deposito della variante strutturale al Genio Civile per la realizzazione di un vano interrato in corrispondenza della torretta di villa Margotta, opera che non risulterebbe nel progetto agli atti del Comune, all'interno del quale sono stati già eseguiti lavori in calcestruzzo armato per la costruzione di pareti, scale di collegamento con il piano terra e cabina ascensore.

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Stesso discorso per l'esecuzione di una platea di fondazione non corrispondente con l'ingombro del parcheggio previsto dal progetto presentato, di alcune pareti in calcestruzzo in elevazione per le quali il Comune avrebbe riscontrato delle difformità rispetto alla pianificazione depositata sia per quanto riguarda le misure e sia in merito alla porzione di parcheggio in adiacenza della "Torretta" del fabbricato nella quale si rileva la demolizione di una parete. E non sarebbe stata autorizzata neanche la posa in opera di una tubazione a doppia parete che risulta interrata per un tratto, interamente fuori terra per un altro. Il provvedimento adottato da Palazzo di Città, contro il quale l'impresa può ricorrere al Tar entro due mesi dalla notifica, dà un termine di 90 giorni per ripristinare lo stato dei luoghi. Tre mesi durante i quali la ditta può comunque presentare richiesta ed ottenere il titolo abilitativo in sanatoria, a patto che gli illeciti evidenziati siano comunque conformi allo strumento urbanistico. In caso di inottemperanza, oltre una sanzione amministrativa fino a 20mila euro, l'impresa rischia di perdere anche il bene acquisito di recente che finirebbe, di diritto e gratuitamente, nel patrimonio del Comune che potrebbe demolirlo o decretarne la pubblica utilità e mantenerlo tra i suoi beni. 

 

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