Nocciole record in Irpinia: 300 euro al quintale, annata di qualità

Ma non si è ancora tornati al livello preCovid

Nocciole irpine
Nocciole irpine
di Renato Spiniello
Giovedì 21 Settembre 2023, 09:53
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Sorride, anche se non eccessivamente, il mercato della nocciola ad Avellino e provincia. Con la raccolta cominciata come da consuetudine a fine agosto, i primi riscontri sui prezzi e sulla qualità sono più che positivi, anche se non eccellenti. Se lo scorso anno si viaggiava intorno ai 220 euro al quintale, quest'anno la forbice oscilla tra i 280 e i 300 euro ogni cento chilogrammi. Unprezzo che tuttavia potrebbe essere destinato a salire ulteriormente considerando le gravi difficoltà che sta vivendo il mercato della nocciola in Turchia (principale produttore al mondo) tra i problemi economici e l'aumento della competizione. Si prospetta, dunque, un'annata migliore per l'Irpinia rispetto alla precedente, «ma non eccezionale» come la definisce l'imprenditore zootecnico e presidente di Confagricoltura Avellino Angelo Frattolillo.

«Ci sono zone che hanno risentito della pioggia e dell'umidità, altre che sono state attaccate dalla cimice asiatica - precisa il numero uno dell'organizzazione agricola provinciale -. L'insetto, come è noto, è dannoso, si riproduce più volte l'anno ed è molto mobile e vorace. Può compromettere la qualità organolettica del prodotto alterando l'aroma nel suo complesso, aumentando le sensazioni di rancido ed astringente». Sulla qualità, però, influiscono anche le condizioni climatiche. «Il clima è sempre fondamentale e l'agricoltura soffre dei cambiamenti climatici, anche se personalmente non sono catastrofista e li ritengo fisiologici. In generale posso dire che la produzione media è da ritenersi migliorata rispetto allo scorso anno, ma di certo non si è arrivati a livelli pre-Covid» precisa Frattolillo. Il mercato corilicolo rappresenta un ritorno economico importantissimo per la provincia di Avellino, che coltiva con le nocciole 8.000 ettari di terreno.

L'Irpinia ha una produttività media annua di 150.0000 quintali che rappresenta oltre il 40 per cento di tutta la Campania. Un settore che impegna almeno 4.000 imprese e 8.000 addetti, escluso l'importante indotto. Pensare che la produzione di nocciole campane (sulla quale l'Irpinia incide dell'oltre il 40%) partecipa alla formazione del valore nazionale con circa il 41% e a quello del Mezzogiorno con circa il 66%. Numeri che attestano il mercato corilicolo irpino come il migliore su tutto il territorio nazionale, al punto da costituire l'1/3 dell'intero rendimento italiano, che permette al nostro Paese di occupare il secondo posto nel mondo con la produzione di circa 120 mila ettari di nocciole.

Una vera e propria miniera d'oro marrone, la cui principale produzione è incentrata nei nostri terreni.

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Avellana e mortarella sono le varietà più diffuse, in particolare nelle zone del Vallo di Lauro, del Baianese e della fascia del Partenio: tutte qualità riconosciute dal Ministero delle Politiche Agricole come prodotto agroalimentare tradizionale italiano. «Restano i punti deboli nella filiera precisa però Frattolillo come la scarsa cooperazione tra imprenditori (da soli non si va da nessuna parte, ndr) e i costi di produzione più elevati rispetto ai concorrenti esteri. Le nostre imprese non hanno ancora compreso l'importanza di mettersi insieme. Qui noi l'abbiamo fatto con una manciata di produttori, ma va fatto su più ampia scala. Solo così potremmo contrattare noi stessi il prezzo con i grandi acquirenti e le fabbriche». Un punto di svolta potrebbe essere rappresentato dal riconoscimento del marchio Igp. «Con il marchio Igp le nostre nocciole avrebbero non solo una certificazione e un riconoscimento per la qualità, ma anche un prezzo superiore». 

 

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