Petruzziello scopre un nuovo scorpione: avrà il suo nome

Il ricercatore irpino impegnato nelle grotte di Avella e Montella ha individuato la nuova specie

Il ricercatore Luigi Petruzziello
Il ricercatore Luigi Petruzziello
di Stefania Marotti
Domenica 17 Dicembre 2023, 11:15
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Luigi Petruzziello è un irpino trapiantato a Remedello, in provincia di Brescia, dove insegna, all’Istituto Comprensivo “Bonsignori”, Esercitazioni di Biotecnologie Agrarie. Ha lasciato San Michele di Pratola nel 1986, per seguire la sua vocazione di educatore, affiancata dalla passione di entomologo, che lo ha reso celebre per alcune scoperte importanti, avvenute, per lo più, tra la nostra provincia ed il Salernitano. Estroverso ed amante della Natura, il nostro ricercatore ha scoperto, l’anno scorso, il coleottero “Rosemariae”, dedicato a sua moglie. Dopo questa scoperta, avvenuta un anno fa, Petruzziello ha individuato uno pseudoscorpione, il Neobisium Petruzzelloi, appartenente alla classe degli aracnidi, rinvenuto in Irpinia.


Petruzziello, com’è nato il suo interesse per l’Entomologia?

«È una passione che avevo fin da bambino, amando l’ambiente, i paesaggi della nostra Irpinia.

Poi, ho frequentato l’Istituto Agrario “De Sanctis”, specializzandomi in Viticultura ed Enologia. Ho conosciuto il professor Laudadio, che mi ha appassionato all’esplorazione del mondo animale, in particolare, alla conoscenza degli insetti, il cui studio è afferente alle specie dannose per l’agricoltura».


Cosa trasmette ai suoi allievi?

«Mi piace insegnargli ad osservare la Natura ponendosi delle domande, per capire come avvengono determinati fenomeni e quanto sia importante la presenza di piante e di animali per la salubrità dell’ambiente».

Qual è stata la sua prima scoperta?


«L’Ocys Agostii, il coleottero della famiglia dei carabidi, individuato sulle Prealpi Bresciane, a 2000 metri di altezza. Vive tra le rocce e la particolarità è che, pur essendo un insetto che tanti entomologi hanno cercato, è sfuggito al loro occhio attento. Quando l’ho scoperto, ho voluto dedicare questo ritrovamento ad un amico entomologo prematuramente scomparso. Attualmente, esistono solo 4 esemplari, una coppia appartiene a me, l’altra a Paolo Magrini, studioso di Firenze».


La comunità scientifica accoglie immediatamente le nuove specie individuate?

«No, ci vuole tempo per dimostrare che la specie è nuova. Tuttavia, il riconoscimento e la pubblicazione avvengono con rapidità ragionevole».


Veniamo, così, al suo ultimo coleottero.


«Si tratta del Lathrobium Rosamariae, dedicato a mia moglie, e scoperto nella miniera di Ittiolo, ad 850 metri, a Giffoni Valle Piana, che confina con l’Irpinia, già pubblicato su Fragmenta Entomologica».


Ci può descrivere il Neobisium, recentemente scoperto?


«È uno pseudoscorpione di 3-4 millimetri, sotterraneo e con caratteristiche troglomorfe. Questo animale è stato rinvenuto sull’Appennino Campano, sia nella Grotta degli Sportiglioni di Avella, che nella Grotta del Caprone di Montella. Si tratta di esemplari molto rari. Sono rimasto talmente sorpreso da contattare l’esperto Gardini di Genova, che ha realizzato una monografia. In questo libro, ha descritto 5 specie nuove, tra cui la mia, dandole, appunto, il nome di Neobisium petruzzelloi. La monografia è stata consegnata alla rivista Giotaxa, che lo scorso 6 dicembre ha reso pubblica la mia nuova scoperta».


Qual è l’importanza di questa scoperta?


«Abbiamo aggiunto un tassello alle nostre conoscenze sulla biodiversità. Si parla spesso, ad esempio, di microrganismi alieni, ma nel nostro territorio la biodiversità è salva. In Italia, abbiamo circa 3500 specie aliene, di cui 2000 fanno parte della nostra flora e della nostra fauna .E’ importante monitorare questi insetti, perché creano danni ambientali, economici, ma anche alla salute delle persone».

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