Pagnotta, istantanee dai paesi fantasma

L'art manager e fotografa urbex avellinese ottiene una menzione speciale al concorso Hombres

La foto di Pagnotta premiata ad Alatri
La foto di Pagnotta premiata ad Alatri
di Massimo Roca
Giovedì 14 Dicembre 2023, 00:00
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La passione per l’arte, la letteratura e la fotografia, ma anche per il mondo. Il viaggio che sappia lasciare un segno più nell’animo che sui social. Patrizia Pagnotta è un talento poliedrico con una passione speciale per tutto ciò, ma in particolare per la fotografia di luoghi “eccentrici”, nel senso più stretto del termine. A lei è andata una menzione speciale del Premio Hombres itinerante per la fotografia consegnatole ad Alatri (in provincia di Frosinone). Il suo è uno spirito perfettamente in linea con il premio che prende il nome da un personaggio autentico di un piccolo borgo abruzzese, soprannominato, appunto, Hombres. Un personaggio “fuori centro” che seppur in possesso di una visione culturale dello stare in comunità, non era riuscito a intercettarne il potere politico ed economico. Un premio, per Patrizia Pagnotta, del tutto “inaspettato”: «È stato tutto abbastanza casuale. Al concorso, mi ha iscritta mio fratello, a mia insaputa. La foto premiata è quella relativa alla chiesa abbandonata di Romagnano al Monte, paesino fantasma nella provincia di Salerno al confine con la Basilicata» racconta Patrizia. Lei coltiva la passione per la urbex photography: «Vado alla ricerca di città fantasma o edifici abbandonati all’interno delle città».


Tra i tanti luoghi visitati, il borgo di Consonno in provincia di Lecco, ma anche Craco in provincia di Matera, noto per essere stato set cinematografico per La passione di Cristo di Mel Gibson, poi visitare l’ex manicomio di Nocera Superiore è stato un’esperienza segnante: «Ci sono ancora degli oggetti appartenuti agli ospiti di quella struttura».

Il premio la spinge a continuare sulla strada della fotografia: «Ne sono sempre stata appassionata grazie a mio padre. Ho iniziato con una sua fotocamera di tipo tradizionale, un’analogica. Continuerò a fotografare e continuerò queste esperienze urbex. Il viaggio stimola la fotografia e viceversa». Patrizia è laureanda in Lettere e filosofia a La Sapienza di Roma. Sta lavorando ad un tesi in letteratura comparata che riguarda, guarda caso, «il rapporto tra la letteratura e la cultura visuale, in particolare la fotografia, e su come questi linguaggi comunicano tra di loro nell’ambito dei fototesti letterari».


Patrizia è anche una cake designer. Le sue torte in pasta di zucchero fanno la gioia di grandi e piccini: «Tutto nasce dai miei corsi in ceramica. Mi è sempre piaciuto coltivare questa manualità e la passione per l’arte figurativa». Passione che è diventata anche lavoro: da sei anni è assistente di galleria presso l’Axrt Contemporary Gallery di via Mancini ad Avellino: «È stata, finora, una scommessa vinta ed un’esperienza di grande arricchimento personale. Ha permesso l’arrivo in città di artisti nuovi che altrimenti si sarebbero potuti conoscere ed apprezzare solo altrove». Pagnotta passa dai luoghi abbandonati, dalle periferie, all’arte contemporanea e alle rassegne nazionali e internazionali. Una trasversalità che è arricchimento: «Mi piace spaziare tra i contesti, conoscere e confrontarmi con artisti che lavorano e si applicano su piani diversi, utilizzando tecniche differenti». 


“Quann ‘a felicità nun a vir’ cercala a rint” è la frase che apprezza di più: è di Enzo Avitabile uno dei suoi artisti preferiti. «Lui è uno che ha saputo proprio far questo, far incontrare nella sua musica diverse culture». Pagnotta ha scelto Avellino: «Ho avuto la possibilità di studiare fuori, per anni sono stata a Roma. Sono comunque tornata. Mi piace, altrimenti non vivrei qui. Mi piacerebbe di più, però, se la gente si aprisse al mondo. Nonostante tante iniziative, a volte è come se qui non ci fosse la possibilità di vivere a pieno. Anche geograficamente parlando, siamo un po’ chiusi tra queste montagne che fungono da grembo materno ma che a volte sono un limite che non tentiamo nemmeno di valicare».

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