Avellino: pronto soccorso in tilt, in barella sino a tre giorni

La denuncia dei sindacati

Il pronto soccorso dell'ospedale Moscati di Avellino
Il pronto soccorso dell'ospedale Moscati di Avellino
di Riccardo Cannavale
Martedì 22 Agosto 2023, 09:33
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Torna l'emergenza al pronto soccorso di Avellino. Ieri a metà pomeriggio erano 74 i pazienti presi in carico, che necessitavano cioè di cure e stazionavano nel pronto soccorso. Spazi angusti per ospitare un numero di pazienti che fa concorrenza a quelli che sono attualmente in carico al pronto soccorso del Cardarelli. La prossimità delle sistemazioni ovviamente mette a rischio la salute degli ammalati che in una tale promiscuità possono essere curati per le patologie che presentano ma anche essere colpiti da altre malattie. La situazione del Pronto soccorso tuttavia, non deriva secondo il sindacato da pazienti o catalogati come «accessi impropri». In altre parole non erano codici bianchi. Di codici bianchi, alle 15 di ieri infatti, se ne contavano 4, contro gli 11 in codice rosso, i 27 in codice arancione, i 15 in codice azzurro e i 12 in codice verde.

I sindacati descrivono il pronto soccorso del Moscati come «un inferno», e denunciano: «sicurezza delle cure nei confronti dei pazienti a rischio: non bisognava essere dei veggenti per prevedere ciò che si verificando nel Pronto soccorso del Moscati». Una professionista che lavora a Roma è tornata urgentemente in città quando i familiari le hanno comunicato che il padre ottantenne, paziente oncologico, da tre giorni era in Pronto soccorso: «Mi dicono che è sotto osservazione, vorrei soltanto che fosse trasferito ad oncologia dove potrebbe essere sotto controllo ed avere le terapie del caso.

Mi dicono che arrivano ammalati anche da altre province e che alcuni dei casi più gravi tra i pazienti avellinesi sono trasferiti ad Frangipane di Ariano».

Non va tanto meglio all'ospedale di Ariano Irpino. «Nei giorni successivi al Ferragosto si riscontra quotidianamente un grave sovraffollamento con saturazione di tutti gli spazi a disposizione e promiscuità tra gli stessi pazienti. Mancano i posti letto e i pazienti sono costretti ad attendere in un area Boarding che attualmente sembra un vero e proprio lazzaretto con pazienti ammassati uno vicino all'altro dove la promiscuità regna sovrana», dicono il segretario territoriale Fials Giovanni Russo e il segretario aziendale Demetrio Pisacreta. «Lo avevamo segnalato - aggiungono il Segretario territoriale Romina Iannuzzi e quello aziendale del NurSind Michele Rosapane - già a fine luglio che era necessario adottare interventi organizzativi urgenti per limitare una situazione destinata ad aggravarsi. Abbiamo al momento una medicina d'urgenza chiusa e non si sa se riaprirà a settembre, intanto la medesima unità operativa poteva essere convertita in un Area Boarding. Era necessario implementare la disponibilità giornaliera di posti letto per il pronto soccorso e attivare ulteriori posti letto aggiuntivi nelle varie unità operative ma ciò non è stato inspiegabilmente fatto. Chiediamo interventi organizzativi immediati poiché ad oggi, nelle condizioni disumane in cui sta operando il personale sanitario del pronto soccorso, la sicurezza delle cure nei confronti dei pazienti è fortemente a rischio».

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Quando si può parlare di accesso improprio? Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, un accesso è improprio quando «non urgente e dovrebbe essere gestito in maniera maggiormente appropriata presso altre strutture territoriali». Ovviamente «una rilevanza significativa di accessi impropri comporta una dispersione di risorse sia economiche che mediche a scapito delle casistiche effettivamente urgenti, oltre che in termini di esiti, con un incremento dei tempi di attesa». E sempre l'Istituto rileva come «l'obiettivo principale del pronto soccorso è garantire il trattamento dei casi urgenti, vale a dire tutte le casistiche che necessitano di interventi immediati diagnostici e terapeutici». Ma ad Avellino il pronto soccorso sconta problemi strutturali, che non sono risolvibili a breve anche a causa del contenzioso sulla proprietà dei suoli (su cui l'azienda ospedaliera vorrebbe realizzare un nuovo padiglione) e l'amministrazione comunale che non intende trasferire la proprietà dei suoli. 

 

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