Sara in cella con la madre: «Ma cosa ho fatto di male per essere in carcere?»

La bimba, appena 6 anni, è ristretta nell’Icam da quando aveva 18 mesi

Il pranzo delle detenute all'Icam
Il pranzo delle detenute all'Icam
di Katiuscia Guarino
Mercoledì 3 Gennaio 2024, 22:55 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 18:00
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«Che ho fatto di male per stare in carcere?». È ciò che ha scritto su un foglio Sara, di appena sei anni. La piccola è la figlia di una detenuta madre ristretta presso l’Icam (l’istituto a custodia attenuata per detenute madri) di Lauro. Convive in carcere con la mamma da quando aveva appena diciotto mesi. Come lei ci sono altri cinque bimbi nell’istituto penitenziario con le proprie madri da quando erano in fasce. Frequentano la scuola dell’infanzia del territorio accompagnati dagli agenti e dai volontari. Hanno spazi dedicati al gioco all’interno della struttura. Sono curati e assistiti. Gli agenti in servizio non sono in divisa.

Vivono in una struttura penitenziaria confortevole, ma sono pur sempre in un carcere. Il bambino dice: «Apri, chiudi, posso andare?, ho bisogno, sono autorizzato», sottolinea il garante regionale dei diritti per i detenuti Samuele Ciambriello, che ieri ha organizzato un pranzo con detenute, agenti, volontari e la direttrice Rita Romano. «Serve una misura alternativa che è quella della comunità alloggio per quelle donne che vogliono vivere la maternità e che devono scontare la pena al di sotto dei quattro anni – riprende Ciambriello.

Sono necessarie soprattutto attività ludiche e formative per i bambini». Il pranzo è stato promosso dal garante insieme all’associazione Il sogno di Chiara Mastroianni e alla direttrice Romano. Un’iniziativa di inclusione per oltrepassare le sbarre che rientra nell’ambito delle attività organizzate nel carcere in occasione delle festività natalizie.

Presenti, tra gli altri, l’ispettrice Teresa Simonetti e gli agenti in servizio nel penitenziario. Il pranzo ha rappresentato l’occasione per affrontare le problematiche che si registrano nella struttura e che riguardano principalmente le attività extrascolastiche per i bambini al di fuori delle mura carcerarie. 

«Questa struttura mi dà la possibilità di stare con mia figlia. Sto bene qui. Sono contenta. Mia figlia mi rende felice. Sta qui con me da quando aveva undici mesi. Chiedo solo che mia figlia faccia tutte le attività che fanno gli altri bambini al di fuori di queste mura»: è l’accorato appello di Beverly, nigeriana 42enne, in carcere da quattro anni insieme alla sua bimba di cinque. Ed è lo stesso appello che fa Belinda, sua connazionale 44enne: «L’Icam mi ha aiutata a capire gli errori. Sono qui con mio figlio di sei anni. E vorrei per lui una vita diversa all’esterno di queste mura». 

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Proprio per questo aspetto, la giunta regionale su impulso del consigliere Livio Petitto ha stanziato fondi da destinare all’Icam per programmare attività pomeridiane destinati ai piccoli delle detenute madri. «Verranno selezionate associazioni e cooperative che si occuperanno di attività ricreative, culturali, ludiche anche fuori dal carcere per i bambini», fa sapere Ciambriello. Nell’Icam di Lauro sono ristrette attualmente sei donne con altrettanti bambini. Sono in servizio 23 agenti. Per quanto riguarda l’aspetto sanitario, opera una guardia medica tutti i giorni. Mentre il pediatra, che fino a qualche anno fa mancava completamente, è in servizio ogni quindici giorni. L’iniziativa di ieri mattina, è stata dunque promossa con l’associazione Il sogno di Chiara Mastroianni che ha distribuito panettoni, calze della Befana e dolciumi ai bambini. L’associazione è guidata da Antonio e Rosanna Mastroianni, papà e mamma di Chiara, l’assistente sociale che operava nello staff di Ciambriello scomparsa a soli 24 anni, in seguito a un incidente stradale. L’associazione porta avanti progetti dedicati ai bambini delle detenute e alle persone bisognose.

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