Cinghiali all'attacco dei campi di cereali: danni devastanti

Divorati molti ettari di germogli, bisogna ripetere la semina ma i raccolti sono compromessi

Cinghiali all'attacco dei campi di cereali: danni devastanti
di Antonio Mastella
Domenica 5 Novembre 2023, 11:23
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Devastante. Non si può definire diversamente la conseguenza delle scorribande delle migliaia di cinghiali in cerca di cibo. Non c'è area del Sannio né coltura dai cereali all'uva e agli ortaggi che ne sia stata risparmiata. Col moltiplicarsi dei capi in circolazione la cui consistenza numerica è impossibile quantificare, cresce l'entità dei danni che arrecano all'agricoltura. «Ci sono pervenute, ad oggi, 270 richieste di risarcimento per un valore complessivo di oltre un milione» comunica Giuseppe Porcaro, agronomo, funzionario in forza a Benevento, nell'ufficio regionale dell'assessorato all'Agricoltura, coordinatore delle iniziative nel contrasto all'ungulato. «Va da sé chiarisce - che ci saranno le opportune verifiche». Certo, non sarà questa la cifra che verrà corrisposta ma è verosimile che si supererà il mezzo milione per il ristoro mentre nel 2018 furono riconosciuti e concessi circa 100mila euro di indennizzo.

E le incursioni non sono terminate.

Dopo avere divorato interi campi di mais, grano, orzo vigneti ed orticole, da primavera ad estate, i cinghiali hanno cominciato a rifocillarsi con i germogli dei cereali da poco seminati. «Mi hanno letteralmente distrutto circa 40 ettari in pochissimi giorni» conferma, amaro, Michele Latella, imprenditore di San Bartolomeo in Galdo, a capo di un'azienda cerealicola di oltre 80 ettari. «Mi hanno distrutto circa la metà del potenziale raccolto. Non mi resta aggiunge che ritornare a seminare».

Una spesa da 20mila euro tra semi da acquistare e gasolio per i mezzi. Non c'è angolo del territorio che non sia coinvolto. Raffaele Mercorella, alla guida di una fattoria di 15 ettari a San Giorgio La Molara, votata alla cerealicoltura e con allevamento di ovini, ha visto finire tra le fauci degli ungulati una buona parte di quanto stava germogliando: «Mi costerà, tra danno subito, nuova semina, impiego di macchinari, qualche migliaio di euro. Mi auguro formulando che non ripassino più per i miei campi». Nelle stesse condizioni si ritrova Gianfranco Fortunato, titolare di un'impresa di 36 ettari a Morcone in cui coltiva cereali, foraggiere e alleva capi di bestiame. «È il secondo anno consecutivo denuncia che vedo la desolazione nei miei campi dopo il loro passaggio». È pronto a rimettersi sul trattore, non appena le condizioni atmosferiche lo consentiranno, per riseminare. Quanto ai costi «si pensi annota in merito che una giornata di impiego del trattore costa 200 euro, se tutto va bene e non ci sono danni, come quando i rastrelli finiscono nelle buche scavate dai cinghiali. Arriverò ad un esborso non previsto di almeno 10mila euro».

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«Così non si può andare avanti" dichiara, netto, Valerio Testa, sindaco di Pontelandolfo. «Da queste parti sostiene gli agricoltori sono state messi quasi in ginocchio. Senza contare che gli ungulati costituiscono sempre più un serio pericolo per i cittadini». Il primo cittadino è pronto a scendere in campo perché si «assumano efficaci misure di contrasto. Dovrebbe estendersi, ad esempio, a tutto l'anno la possibilità di caccia. Ne ho parlato coi vertici della Coldiretti per una comune iniziativa». L'organizzazione è pronta a mobilitarsi in tal senso. «Muoveremo ogni passo assicura Gerardo Dell'Orto, direttore generale provinciale d'intesa con le istituzioni, alla ricerca delle possibili, più efficaci soluzioni». La Regione continuerà a fare la propria parte ma «anche gli agricoltori suggerisce Porcaro devono scendere in campo. Potrebbero attrezzarsi, ad esempio, con le recinzioni attraversate dalla corrente. Una misura che si sta rivelando efficace».
 

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