L'Agenas: «Rummo tra i peggiori ospedali d'Italia, macchinari obsoleti»

L'Agenzia nazionale colloca la struttura tra le 12 deficitarie sul piano delle performance

L'ospedale Rummo
L'ospedale Rummo
di Luella De Ciampis
Venerdì 26 Maggio 2023, 08:43
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Ne esce male, il «Rummo», dalla statistica stilata dall'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) che fa capo al ministero della Salute, che lo annovera tra i 12 ospedali peggiori d'Italia, con i macchinari più obsoleti e con una bassa percentuale di interventi chirurgici al suo attivo nell'arco dell'anno. Gli indicatori di un buon funzionamento di un'azienda ospedaliera fanno riferimento a un'unità di Pronto soccorso che eroghi l'assistenza necessaria nell'arco delle otto ore dal momento dell'arrivo; al rispetto dei tempi di attesa previsti dalla normativa per gli interventi chirurgici; all'appropriatezza dei ricoveri; alla congruità dei bilanci e dei conti; al numero adeguato di medici e infermieri per posti letto; alla presenza di attrezzature e macchinari non obsoleti. L'indagine dell'Agenas è fondata su un sistema di analisi e monitoraggio delle performance delle aziende sanitarie in grado di segnalare, in via preventiva, attraverso un sistema prestabilito, eventuali scostamenti significativi dalla sicurezza delle cure, dall'efficacia dei processi diagnostico- terapeutici, dalle dinamiche economico-gestionali, organizzative, finanziarie e contabili.

Un resoconto, quello dell'Agenas, che ha scatenato reazioni sia a livello istituzionale che sindacale. «Desta rammarico, ma non stupore commenta il sindaco di Benevento Clemente Mastella - il fatto che l'ospedale sia tra i 12 peggiori per il livello della performance sui 53 presidi sanitari presi in esame. Non possiamo rassegnarci al lento declino del Rummo, che avevamo percepito con nitidezza, salvo poi dover registrare con amarezza una ruvidità di rapporto con il management che si è tradotta in una chiusura al dialogo inconcepibile alla luce dei problemi attuali. Il deterioramento dell'indice di rapporto tra medici e posti letto, anche a causa del fenomeno delle dimissioni di massa, le disfunzioni al Pronto soccorso a corto di personale medico e altre criticità che, periodicamente, sono segnalate da utenti e sigle sindacali confermano un quadro abbastanza scoraggiante. Negare l'interlocuzione diretta ai sindaci, prime sentinelle del territorio, trincerandosi dietro burocratismi che alimentano un assurdo centralismo regionale, è un errore politico e gestionale, oltre che una sgrammaticatura. Il management dell'azienda ospedaliera ha l'obbligo del dialogo e l'onere di guardare in faccia alla realtà e ai problemi». Intanto, proprio ieri mattina, il consigliere regionale Luigi Abbate ha incontrato Maria Morgante, direttore generale dell'azienda ospedaliera. «Il problema dell'ospedale dice parte da lontano e affonda le radici nella mancata programmazione e in una mancata visione d'insieme sull'ospedale, che hanno dato origine alle attuali criticità. La manager ha stabilito un programma di azione ma ha insistito sulla validità dei concorsi, scartando la mia proposta di inserire in Pronto soccorso i medici dell'ex guardia medica, ritenendola inattuabile dal punto di vista economico. Nei prossimi giorni, è in programma una conferenza stampa con il management aziendale per illustrare i prossimi obiettivi e il lavoro che si sta svolgendo».
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Nelle stesse ore, l'organizzazione sindacale Fp Cgil ha incontrato i medici dell'ospedale per discutere delle criticità del Pronto soccorso. «I medici sono pochissimi spiega Antimo Morlando -, stanchi e stressati perché il carico di lavoro è estremamente gravoso.

Peraltro, la direzione strategica è poco incline a trovare soluzioni che possano essere d'aiuto al personale medico. In questa fase non è facile assumere altri medici perché, alla base delle carenze, c'è un problema nazionale e regionale, per cui i pochi concorsi indetti in Regione sono andati deserti, mentre abbiamo difficoltà a trattenere in servizio chi lavora in ospedale proprio a causa dei carichi estenuanti di lavoro. C'è, quindi, il rischio concreto che i pazienti che varcheranno la soglia del Pronto soccorso non troveranno alcun medico ad accoglierli». Inoltre per Massimo Imparato, segretario Cisl Fp Irpinia Sannio, «la gestione del Rummo è, a nostro avviso, inadeguata perché è caratterizzata dal totale immobilismo. Vogliamo capire se, alla base di quanto sta accadendo, c'è il disegno di declassificazione del Rummo oppure l'inadeguatezza del management, visto che, nonostante l'ospedale sia un Dea di secondo livello, è gestito come una casa di cura. Si naviga a vista, senza programmazione, con un organico ridotto ai minimi termini, senza procedere alla necessaria attivazione dei posti letto».

Sulla vicenda è intervenuta anche l'associazione «Cittadinanza attiva tribunale del malato», con una nota a firma di Nicola Boccalone, responsabile della locale assemblea territoriale. «Il mancato rispetto dei Lea (livelli essenziali di assistenza) scrive significa affrontare un problema che riguarda tutti perché, se non ci sarà un repentino cambio di passo, non sarà improbabile l'ingresso nella macroarea Avellino-Benevento, che comporta il declassamento del Rummo a Dea di primo livello. Abbiamo offerto costante collaborazione all'azienda ospedaliera per migliorare l'offerta».
 

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