Salsiccia rossa più «green», ora missione Igp

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Rosso Piccante nel Sannio
Rosso Piccante nel Sannio
di Alessio Dicuonzo
Sabato 17 Giugno 2023, 10:38
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Si è concluso, con un convegno nel Centro polifunzionale di Castelpoto, il progetto «Rosso Piccante» incentrato sull'analisi delle ricadute economiche del nuovo modello innovativo di suinicoltura sostenibile. Al centro del progetto la salsiccia rossa di Castelpoto, prodotto tipico tutto made in Sannio che riscuote già grande successo in Italia. Ma non solo. L'uso delle tecnologie digitali a supporto delle scelte degli allevatori, una filiera sostenibile caratterizzata da sistemi di allevamento non intensivi, il rispetto dell'ambiente, della biodiversità e del benessere animale, sono stati tutti capisaldi che hanno accompagnato per un anno gli addetti al progetto. Al tavolo, coordinato da Nicola Ciarleglio, componente Comitato di sorveglianza Psr Campania 2014/20, hanno partecipato il sindaco di Castelpoto Vito Fusco, Carmine Fusco, presidente Cia Benevento - capofila del progetto - e Raffaele Amore, presidente Gal Taburno. A portare i saluti anche l'assessore regionale all'agricoltura, Nicola Caputo. I dati sono stati presentati da Ettore Varricchio, docente di Qualità e tecniche di produzioni alimentari dell'Università del Sannio, e responsabile scientifico del progetto. Con lui l'allevatore Carmine Campone, il produttore Giuseppe Tedino e Francesco Nardone, responsabile Sviluppo progetti & relazioni istituzionali di Futuridea.

«Il sogno - dice il sindaco di Castelpoto Fusco - è quello di far diventare la salsiccia rossa un marchio Igp - ma per ottenere ciò bisogna aumentare la produzione e per farlo c'è bisogno della cooperazione delle aziende presenti sul territorio». «Il progetto appena concluso - spiega Fusco, presidente Cia Benevento - è interessante per tutto il territorio sannita. La salsiccia, insieme al vino e alla produzione di olio, può rappresentare un volano di sviluppo. A Vinitaly questo prodotto ha riscosso grande successo, ma qui, purtroppo, non abbiamo la mentalità della cooperazione». Ad illustrare le fasi di sviluppo, è stato Varricchio. «L'introduzione di un tipo di allevamento "semibrado controllato di precisione" e quindi a basso impatto ambientale, con possibilità di pascolo e razioni alimentari integrate con molecole naturali, è stato il punto di partenza della sperimentazione. L'utilizzo delle tecnologie, poi, è servito, ad esempio, a monitorare la qualità dell'aria quando gli animali erano all'interno della stalla. Le proprietà del peperone, dell'aglio e del finocchietto di Castelpoto, inoltre, hanno esaltato ancora di più le caratteristiche benefiche della salsiccia. C'è bisogno di creare una vera e propria produzione delle materie prime e coinvolgere altre realtà in modo da creare un'economia circolare», è l'appello di Varricchio. «Continueremo il nostro lavoro - dicono in coro Campone e Tedino - con questo tipo di allevamento e alimentazione per gli animali. Noi crediamo nella cooperazione tra aziende e questo progetto ci ha avvicinati. Speriamo in futuro di coinvolgere altre aziende». Importante riflessione, poi, è stata fatta da Amore. «È il momento - dice - di fare un'ulteriore passo avanti e far nascere qualcosa di importante da questa esperienza della salsiccia rossa di Castelpoto.

Bisogna anche trovare una soluzione al problema dei cinghiali che sta mettendo a rischio il nostro patrimonio genetico suino oltre che in ginocchio gli allevatori. Dobbiamo fare qualcosa per arginare questo problema». «L'agricoltura è tornata ad essere centrale - dice Nardone di Futuridea - ed è il momento di continuare a spingere ed investire nell'innovazione». 

 

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