Non si arresta l'onda distruttrice degli oltre tredicimila cinghiali, secondo una stima più che prudente, che infestano boschi e campagne del Sannio. Ad oggi, sono poco più di 230 le richieste di compensazione avanzate da decine e decine di agricoltori per ristorare i danni subiti alle coltivazioni dalle loro incursioni; arrivarono a 115 le domande inoltrate a giugno dello scorso anno. In circa sei mesi, dunque, un incremento del 50%. Una devastazione, naturalmente, cresciuta anche dal punto di vista economico. «Siamo arrivati a una richiesta di risarcimento che ammonta a più di 450mila euro», puntualizza Giuseppe Porcaro, agronomo, funzionario in forza a Benevento, nell'ufficio regionale dell'assessorato all'Agricoltura, coordinatore delle iniziative volte a contrastare i guasti prodotti dall'ungulato. A ottobre, le somme sollecitate per il ristoro da chi si era visto ridurre in rovina vitigni, campi di mais ed orti arrivarono a 400mila euro.
In soli due mesi si è registrata una impennata di ben 11 punti percentuali. Non meno impressionanti le cifre relative ai capi abbattuti dalle doppiette addestrate e autorizzate, con tanto di patentino, con specifici corsi regionali. «Al 31 dicembre, giorno di chiusura della stagione venatoria sottolinea - ne sono stati eliminati non meno di 3000».
Nei precedenti dodici mesi ne furono soppressi 2277 con un incremento del 25 per cento.
Porcaro, in particolare, si riferisce agli avvistamenti, crescenti, di branchi nelle zone periferiche del capoluogo. «È significativo conferma - quello che sta accadendo nell'area che gravita intorno a via Piccinato. Si tratta di una zona, che attrae il branco perché è incolta, con una vegetazione che offre riparo di notte ed è, allo stesso tempo, luogo di sversamento, evidentemente, di rifiuti organici. Un ambiente ideale per questi animali che non devono impegnarsi più di tanto per mangiare e riposare. Bisogna sottolinea che si affronti la situazione con una gestione continua del verde e dei rifiuti». Che debba essere così lo impone anche l'impossibilità di ricorrere alle carabine. «È assolutamente vietato e non potrebbe essere diversamente dichiara che ci si metta a sparare contro di loro in città». Della stessa opinione Vincenzo Ciervo, commissario straordinario dell'Ambito territoriale di caccia (Ato, in sigla): «È chiaro afferma - che una soluzione, anche drastica, va trovata. Ritengo che occorra mettere tutte le istituzioni, a cominciare dalla Regione per finire con le associazioni ambientalistiche, intorno a un tavolo. È così che si deve trovare una via d'uscita per determinare una presenza equilibrata e compatibile del cinghiale. Va rivista, ad esempio, la norma che impedisce di cacciare nei parchi, il luogo per eccellenza dei cinghiali».