Medici: 80 bandi in un anno ma il San Pio resta vuoto

I professionisti non si presentano o rinunciano dopo l'assunzione

L'ospedale Rummo di Benevento
L'ospedale Rummo di Benevento
di Luella De Ciampis
Giovedì 14 Dicembre 2023, 10:00
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Non si è giocato al ribasso o al risparmio per i concorsi nelle strutture sanitarie del Sannio ma le energie messe in campo dai manager dell'azienda ospedaliera «San Pio» e dell'Asl non hanno sortito l'effetto voluto. Nonostante la frenetica attività di Maria Morgante, direttore generale dell'ospedale cittadino, che ha avviato 80 iter concorsuali nell'arco di un anno, la carenza di risorse umane continua a farsi sentire e a rendere difficile il reintegro dell'organico soprattutto in alcuni reparti. In particolare, si fa riferimento alle unità complesse di Medicina d'urgenza e Pronto soccorso e di Anestesia e rianimazione che sono state oggetto dell'indizione di un doppio concorso a distanza di pochi mesi. Nel dettaglio, per Anestesia e rianimazione era stato indetto un primo concorso a ottobre 2022 cui erano stati ammessi 57 candidati che avrebbero dovuto colmare, almeno in parte, i vuoti accumulati nell'organico nell'arco di 10 anni. Nonostante l'elevata adesione al concorso, era stato possibile coprire a malapena qualcuno dei 15 posti vuoti. La storia si è ripetuta anche nell'ultimo concorso espletato agli inizi di novembre dell'anno in corso cui hanno partecipato 111 candidati e ne sono stati assunti solo 2 rispetto agli 11 richiesti.

Per la Medicina d'urgenza si è ripetuto lo stesso copione, con la differenza che, mentre per la branca di Anestesia e rianimazione c'è stata la possibilità di coltivare l'illusione che si potessero risolvere le criticità esistenti, per i due concorsi dell'emergenza il numero di candidati è stato bassissimo, ridotto a 4/5 partecipanti per un fabbisogno di almeno 6 unità.

A metà novembre, invece al concorso di Neuropsichiatria infantile i 7 ammessi hanno deciso di non presentarsi proprio. Tuttavia, non è solo l'esito negativo dei concorsi a fornire un quadro della situazione sanitaria nel Sannio che si complica per effetto dell'esodo costante dei medici che rassegnano le dimissioni a distanza di pochi mesi dall'immissione in servizio. Dal mese di febbraio a oggi, dall'ospedale cittadino sono andati via 22 medici di diverse discipline, che erano stati assunti a tempo indeterminato.

All'Asl il fenomeno dell'esodo è meno diffuso ma si registrano difficoltà oggettive per il reclutamento dei medici dell'emergenza 118 e dl personale infermieristico da destinare alle nuove strutture aziendali. Nei giorni scorsi, al concorso per l'assunzione di almeno 10 medici dell'emergenza si sono presentati solo 8 candidati sui 18 ammessi ma di questi, 7 svolgono già servizio sulle ambulanze del 118 e hanno sostenuto le prove all'unico scopo di ottenere la qualifica di dirigente medico. «Purtroppo - commenta il direttore generale Gennaro Volpe - siamo costretti a fare i conti con la carenza di personale che non è di facile risoluzione. Nei giorni scorsi, avevamo fatto ricorso ad altre graduatorie per l'immissione in servizio di cinque infermieri ma tutti hanno rifiutato di venire nel Sannio».

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Che i medici nel Sannio non vogliano venire e rimanere è ormai un dato di fatto ma alla base della scelta ci sono motivazioni legate alla distanza dai luoghi di residenza. Molti giovani medici, provenienti dall'area del napoletano e del casertano non hanno retto ai ritmi dettati dai turni di lavoro associati al viaggio da affrontare con cadenza quotidiana, senza poter contare su una rete di mezzi pubblici in grado di rendere agevoli, rapidi e meno onerosi gli spostamenti. «La maggior parte dei medici - sottolinea il sindaco Clemente Mastella - viene da altre province, soprattutto dal napoletano e non riesce a conciliare l'attività ospedaliera con quella privata, considerata la distanza. Ci sono medici che hanno scelto di vivere a Benevento e sono integrati nella nostra comunità mentre, i professionisti che sanno già di essere di passaggio, rimangono un po' e poi vanno via appena possibile. Se si creassero reparti di eccellenza, forse l'emorragia si fermerebbe». 

 

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